Dabru Emet - Dichiarazione ebraica su cristiani e cristianesimo

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National Jewish Scholars Project

Stati Uniti d'America       09/2000

Negli anni recenti, si è verificato un cambiamento senza precedenti nei rapporti tra ebrei e cristiani. Nel corso dei quasi duemila anni di esilio ebraico, i cristiani hanno avuto la tendenza a caratterizzare l'ebraismo come una religione fallita o, al massimo, come una religione che ha preparato la strada al cristianesimo e che si è completata in esso. Nei decenni successivi all'Olocausto, tuttavia, il cristianesimo è cambiato in modo drastico. Diversi organismi ufficiali della Chiesa, tanto cattolica quanto protestante, hanno dichiarato in documenti pubblici il loro pentimento per come i cristia­ni hanno trattato gli ebrei e l'ebraismo. Questi documenti affermano, inoltre, che i cristiani che insegnano e predicano possono e devono ricevere una nuova formazione che fac­cia loro riconoscere l'eterna alleanza di Dio con il popolo ebraico e onorare il contributo dell'ebraismo alla civiltà del mondo e alla stessa fede cristiana.
Crediamo che questi cambiamenti meritino una risposta pensata da parte degli ebrei. Parlando a nome del gruppo intercomunitario di studiosi ebrei, crediamo che sia tempo per gli ebrei di riconoscere gli sforzi dei cristiani per onora­re l'ebraismo. Crediamo che sia tempo per gli ebrei di riflet­tere su che cosa l'ebraismo può dire oggi sul cristianesimo. Come primo passo, offriamo otto brevi affermazioni sulle modalità con cui ebrei e cristiani potrebbero intessere il loro rapporto.

Ebrei e cristiani onorano lo stesso Dio. Prima della nascita del cristianesimo, gli ebrei erano gli unici fedeli al Dio d'Israele. Ma anche i cristiani rendono culto al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, creatore del cielo e della terra. Sebbene il culto cristiano non sia una scelta religiosa percorribile per gli ebrei, come teologi ebrei ci rallegriamo che, con il cristianesimo, centinaia di milioni di persone siano entrate in relazione con il Dio di Israele.

Ebrei e cristiani riconoscono l'autorità dello stesso libro, la Bibbia, che gli ebrei chiamano *Tanakh+ e i cristiani *Antico Testamento+. Rivolgendosi ad esso per un orientamento religioso, un arricchimento spirituale ed un'educazione comune, ognuno di noi ne trae lezioni simili: Dio ha creato l'universo e lo sorregge, Dio ha stabilito l'alleanza con il popolo d'Israele, la Parola rivelata di Dio guida Israele ad una vita di giustizia, e Dio alla fine redime Israele e il mondo intero. Eppure, gli ebrei e i cristiani inter­pretano la Bibbia in modo differente in molti punti. Queste differenze devono sempre essere rispettate.

I cristiani rispettano la rivendicazione del popolo ebraico sulla terra di Israele. L'evento più importante per gli ebrei dal tempo dell'Olocausto è stato la restaurazione di uno Stato ebraico nella Terra promessa. Come membri di una religione fondata sulla Bibbia, i cristiani apprezzano che Israele sia stato promesso - e dato - agli ebrei come centro fisico del patto tra loro e Dio. Molti cristiani appro­vano lo Stato di Israele per ragioni ben più profonde di quelle politiche. Come ebrei, plaudiamo a questo appoggio. Riconosciamo anche che la tradizione ebraica chiede giusti­zia per tutti i non ebrei che risiedono in uno Stato ebraico.

Ebrei e cristiani accettano i principi morali della Torah. Punto focale dei principi morali della Torah è l'inalienabile santità e dignità di ogni essere umano. Tutti noi siamo stati creati a immagine di Dio. La condivisione di questo principio morale può essere la base per il migliora­mento dei rapporti tra le nostre comunità. Può anche essere la base di una testimonianza forte a tutta l'umanità per il miglioramento della vita dei nostri fratelli e per la protesta contro le immoralità e le idolatrie che ci danneggiano e ci degradano. Tale testimonianza è particolarmente necessaria dopo gli orrori senza precedenti del secolo scorso.

Il nazismo non è stato un fenomeno cristiano. Senza la lunga storia dell'antisemitismo cristiano e della violenza cristiana contro gli ebrei, l'ideologia nazista non avrebbe potuto far presa, né avrebbe potuto essere portato avanti. Troppi cristiani vi parteciparono o furono in sintonia con le atrocità naziste contro gli ebrei. Altri cristiani non protesta­rono a sufficienza contro queste atrocità. Ma il nazismo in sé non fu un inevitabile risultato del cristianesimo. Se lo sterminio nazista degli ebrei avesse avuto pienamente suc­cesso, avrebbe rivolto la sua rabbia assassina direttamente contro i cristiani. Siamo grati a quei cristiani che rischiarono o sacrificarono la loro vita per salvare gli ebrei durante il regime nazista. A partire da ciò, incoraggiamo la teologia cristiana a continuare nei suoi recenti sforzi tesi a ripudiare inequivocabilmente il disprezzo dell'ebraismo e del popolo ebraico. Apprezziamo quei cristiani che hanno rifiutato l'insegnamento del disprezzo e non li accusiamo per i pec­cati commessi dai loro antenati.

La differenza umanamente irriconciliabile tra ebrei e cristiani non sarà ricomposta finché Dio redimerà il mondo intero, come promesso nelle Scritture. I cristiani conoscono e servono Dio attraverso Gesù Cristo e la tradi­zione cristiana. Gli ebrei conoscono e servono Dio attraver­so la Torah e la tradizione ebraica. Questa differenza non sarà ricomposta insistendo, da parte di una delle due comu­nità, sul fatto di avere interpretato la Scrittura in modo più preciso dell'altra, né esercitando l'una un potere politico sull'altra. Gli ebrei devono rispettare la fedeltà dei cristiani alla loro rivelazione così come noi ci aspettiamo che i cri­stiani rispettino la nostra fedeltà alla nostra rivelazione. Né gli ebrei né i cristiani devono mettere in discussione l'inse-gnamento dell'altra comunità.

Una nuova relazione tra ebrei e cristiani non inde­bolirà la pratica ebraica. Un miglioramento dei rapporti non accelererà l'assimilazione culturale e religiosa che gli ebrei giustamente temono. Non cambierà le forme tradizio­nali del culto ebraico, non aumenterà i matrimoni misti tra ebrei e non ebrei, non convincerà più ebrei a convertirsi al cristianesimo, non creerà una falsa immagine dell'ebraismo e del cristianesimo. Rispettiamo il cristianesimo come fede che è nata all'interno dell'ebraismo e che ha ancora contatti significativi con esso. Non lo consideriamo come un'esten-sione dell'ebraismo. Solo se rimarremo fedeli alle nostre tradizioni potremo proseguire questo rapporto con onestà.

Ebrei e cristiani devono lavorare insieme per la giu­stizia e la pace. Ebrei e cristiani, secondo loro modi pro­pri, riconoscono la condizione irredenta del mondo manife­stata dalla persistenza di persecuzione, povertà, degradazio­ne umana e miseria. Anche se la giustizia e la pace sono in assoluto di Dio, i nostri sforzi congiunti, insieme a quelli di altre comunità di fede, aiuteranno la venuta del regno di Dio in cui speriamo e che desideriamo. In modo distinto, ma insieme, dobbiamo lavorare per portare giustizia e pace nel nostro mondo. In questa impresa, siamo guidati dalla visione dei profeti di Israele: *Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli: ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diran­no: "Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri"+ (Is 2, 2-3)

Traduzione a cura di Adista. Per gentile concessione

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Inserito 01/01/1970