Articolo: Perchè al giorno d'oggi non siamo capaci di vedere o di credere nei miracoli?

09/12/2012     Maria Brutti     7493

Questa domanda ci riporta direttamente alla Bibbia, dove tutta la storia di Israele è caratterizzata da interventi di Dio che possono essere descritti come “segni” e “miracoli”. “Segni” dai quali il popolo ebraico deve riconoscere il suo Dio. Tuttavia tali segni non si possono considerare isolatamente, ma all’interno  dell’opera di salvezza di Dio. In Gen 1,1-2,4, attraverso l’unione della parola (e Dio disse) e dell’azione (Dio fece), ha origine il miracolo del creato, a partire dal quale si svolge la storia della salvezza.  Sempre nell’AT, gli eventi dell’esodo sono visti come segni e miracoli (leggi Dt 26:8).

Anche Gesù nei Vangeli compie miracoli;  tuttavia essi non sono funzionali a se stessi, ma appaiono segni del Regno di Dio che viene. E’ il Vangelo di Giovanni che porta avanti sino in fondo questa interpretazione. Per lui le azioni di Gesù non sono terata, fatti prodigiosi come dicevano i pagani e ripetono soprattutto gli Atti degli Apostoli, e neppure a volte soltanto dynameis, opere potenti, come dicono talvolta i Sinottici, ma appunto semèia, segni, di una realtà superiore. Ciò vale per il miracolo di Cana, per la moltiplicazione dei pani, per la risurrezione di Lazzaro. Ma in forma diversa, questo  è vero anche per i Sinottici. Sebbene essi non usino il termine alla maniera e con la frequenza di Giovanni, anche per loro i miracoli sono soprattutto “segni”.

Credo che questa concezione del miracolo qui brevemente riassunta oggi sia non compresa o dimenticata ed è questo il motivo che spesso porta a non credere più nei miracoli. In realtà noi vediamo e vogliamo il miracolo nella prospettiva pratica, immediata di risoluzione dei nostri problemi. Questo è anche comprensibile di fronte alla realtà della malattia, del dolore e più in generale della sofferenza umana ed è comunque una prospettiva non esclusa dalla Chiesa, che è tuttavia molta attenta oggi nel verificare la possibilità reale dei miracoli, come la guarigione da una malattia, ad esempio. Ma il miracolo-segno di cui si parla nei Vangeli non è finalizzato solo a una guarigione, ma è essenzialmente legato alla salvezza, al perdono dei peccati. Inoltre, e anche questo è un aspetto importante da considerare, esso non ha come conseguenza la fede, ma si realizza  a partire dalla fede, nasce dalla fede (vedi Vangelo di Marco 10: 52: “E Gesù gli disse: «Va’ la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.”

In conclusione, si potrebbe allora semplicisticamente dire che non non siamo capaci di vedere o di credere nei miracoli perché la nostra fede è povera, perché spesso abbiamo una fede che dimentica che il suo fondamento non è nei prodigi, nelle azioni potenti che Gesù pure compie, ma nella Sua Persona, in un Gesù Figlio di Dio, venuto per realizzare il Regno. Tuttavia l’agire di Gesù ci porta ad accogliere la possibilità che, secondo una logica e in un modo a noi incomprensibile, alcune persone, alcuni eventi si manifestino in una forma straordinaria anche in mezzo a noi come segni per la nostra speranza, per la speranza del mondo.