15/09/2013 Ombretta Pisano 7486
Gentile Tonino, uno studioso ebreo così sintetizza la questione:
Si riconoscono 7 parole che si riferiscono a Dio: El, Elo'ah, Elohim, Elohei, Shaddai, Tzeva'ot e il Tetragrammaton (lettere YHWH). Di tutte queste solo l’ultima è considerata così santa che usarla significherebbe fare sacrilegio. La pronuncia originale del Tetragramma è andata irrimediabilmente perduta da millenni, e quando è usata nella preghiera o nello studio viene sostituita da “Adonai”. I Masoreti, che hanno vocalizzato la Bibbia come l’abbiamo oggi, hanno messo sotto le consonanti del tetragramma le vocali di Adonai, perché il lettore ricordasse di leggere in quel modo, ma quando i non-ebrei lessero il testo ebraico hanno frainteso, e hanno cominciato a costruire il termine come se fosse una parola vera, creando così un insensato nome proprio “Jehovah/Jevah”. Tale termine non ha basi in nessuna tradizione ebraica. (cf. http://www.bmv.org.il/shiurim/tamid/tam07.html)
Quindi, comporre un termine assemblando le consonanti con le vocali è del tutto artificiale: si tratta di due cose diverse e separate (il tetragramma e le vocali di Adonai). L’apporto delle vocali va visto come una glossa a margine, un suggerimento di lettura (procedimento Kere/Qetiv); non ha niente a che vedere con le consonanti del tetragramma in se stesse.
Si spiega dunque come sia nato il nome “Geova”: uno scriba al momento della traduzione della Bibbia in latino, prese il testo così come era scritto e lo trascrisse con le consonanti e le vocali (una semivocale, una “o” e la sillaba “ai”). Pian piano l’uso del nome così vocalizzato si è diffuso, anche se si trattava in realtà di una composizione artificiale. L’iniziale Y è diventata J (suono “G”) a causa della traslitterazione latina della Yod ebraica, resa, appunto, con una “g”.
L’altro nome “YAHWEH”, che gode di maggior consenso tra gli studiosi (il primo a formularlo è stato Wilhelm Gesenius), ha come testimone Teodoreto, che trascrive in greco (Yabe) il modo con cui i samaritani, intorno al 400 d.C., pronunciavano il Nome. Anche Clemente di Alessandria riferisce questa pronuncia, sottolineando la sua derivazione fonetica dal verbo essere in ebraico.
La prassi della chiesa antica, che ugualmente si è sempre astenuta dal pronunciare il Nome lo ha sostituito con “Kirios” (Signore) e "Theos" (Dio) ha le sue radici nella tradizione ebraica. La Mishnah e il Talmud dicono che la pronuncia del Nome era consentita fino alla distruzione del tempio da parte di Nabucodonosor, nel 589 a.C.(Mishnah Berakhot, 9,5), e, in seguito, permessa solo ai sacerdoti (Mishnah Sotah 7,6) e solo nel Santo dei Santi in occasione del Giorno dell’Espiazione (Mishnah Tamid 7,2). Progressivamente, a causa dell’aumento dell’irriverenza e della decadenza spirituale del popolo, il Nome fu pronunciato sempre meno e a voce bassa (Talmud, Yoma 40) fino alla proibizione definitiva, stabilita dopo la distruzione del Tempio del 70 d.C.
Su queste premesse, prima considerazione: nessuno sa esattamente come si pronunciasse questo Nome anticamente, anche perché il sapere dei sacerdoti era tramandato esclusivamente per via orale e non abbiamo testimonianze scritte. I tentativi espressi sono ipotesi.
Seconda considerazione: fiumi di parole sono stati versati sul Nome di Dio. La stessa potesi che il tetragramma corrisponda all’imperfetto del verbo “Essere”, è, appunto, un’ipotesi (che, oltretutto, incontra altri problemi). Il che mostra quanto sia inutile e illusorio cercare risposte definitive o pensare di averle trovate.
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