News: In Israele, scavi in Giudea lungo l’autostrada 38 hanno portato alla luce un tempio di 6000 anni e la prima costruzione risalente a circa 10000 anni fa (novembre 2013)

03/12/2013     Ombretta Pisano     109

Scavi a cura della Isral Antiquities Authority hanno portato alla luce ritrovamenti eccezionali che restituiscono il quadro di migliaia di anni di sviluppo di una società umana.  I resti degli insediamenti che sono stati dissotterrati risalgono agli inizi dell’ottavo millennio a. C. fino, al più tardi, alla fine del quarto millennio, da quando l’uomo, cioè, ha cominciato a produrre piante e ad addomesticare animali anziché cacciare e fino agli inizi della pianificazione urbana.


I manufatti più antichi sono ascrivibili al periodo pre-ceramico Neolitico. Secondo Amir Golani, Ya’akov Vardi, Benyamin Storchan e Ron Be’eri, direttori degli scavi, è la prima volta che una struttura così antica è stata scoperta nella Shephela di Giudea. La costruzione, che è stata ritrovata quasi completamente, fu un’impresa altamente innovativa perché fino a quel periodo le popolazioni migravano di luogo in luogo in cerca di cibo.  Qui abbiamo l’evidenza della transizione verso la vita stanziale, come appunto prova l’inizio delle coltivazioni e dell’addomesticazione degli animali.


Un gruppo di nove asce di selce e calcare sono state scoperte l’una vicino all’altra vicino a un edificio preistorico. “Sembra che le asce, alcune delle quali erano usate come utensili e altre come oggetti di culto, erano considerate di grande valore da chi le possedeva. Proprio come oggi non possiamo più stare senza un cellulare o un computer, anche loro attribuivano grande importanza ai loro utensili. Dalla posizione del ritrovamento, sembra che le asce siano state abbandonate sul luogo per qualche motivo sconosciuto”.


Nello scavo adiacente ad Eshta’ol è stato fatto un raro ritrovamento di epoca calcolitica (seconda metà del quinto millennio). Nel corso dello scavo sono state portate alla luce costruzioni di 6000 anni e una colonna in pietra (una ‘pietra eretta’, o mazzevā). La pietra misura 1 metro e 30 di altezza e pesa diverse centinaia di chili. Secondo gli archeologi, “la pietra era liscia e lavorata su sei lati, ed era eretta con una delle facce rivolta ad est. Questo ritrovamento unico allude alla presenza di un tempio”.  Lo scavo ha riportato alla luce anche una quantità notevole di altri manufatti.


“Il ritrovamento ci offre il quadro dello sviluppo di questa società lungo le diverse epoche. Possiamo chiaramente vedere che 5000 anni fa la società rurale è diventata una società urbana, che ha pianificato viali ed edifici di misura e modalità di costruzione impressionanti. E’ possibile individuare la mano del corpo dirigente della comunità che ha programmato la concentrazione di edifici al centro e permesso insediamenti non pianificati in periferia. E’ affascinante vedere come, in un’epoca così antica, fu pianificato un insediamento ordinato e le tracce dello sviluppo di una società in cammino verso una sempre più marcata gerarchizzazione”.

(Foto: Yoli Shwarz)