06/02/2014 Ombretta Pisano 7484
La riflessione che propongo è scaturita dalla lettura di un articolo riguardante una nuova iniziativa americana sulla Bibbia, pubblicato on-line sulla pagina "Vatican Insider" del quotidiano La Stampa, dal titolo: "Quando uno smartphone ti racconta la Bibbia. Colonne sonore e voci illustri nell’app che assicura una nuova esperienza delle Sacre Scritture" (vai all'articolo | vai all'app).
La domanda che mi è venuta spontanea, davanti ad una nuova iniziativa digitale, è: perché questo interesse per l'ascolto del testo biblico? Posto che anticamente l'oralità era elemento fondamentale per la conoscenza delle Scritture, che venivano sempre proclamate, e posto che certamente conoscere il testo è meglio che non conoscerlo, nel caso della Bibbia, oggi, l''ascolto' (in senso fisico, come anche la sua ‘lettura') del testo è sufficiente per conoscerlo?
E per farne quale esperienza? Cosa si aspettano le persone che vogliono fare "una NUOVA esperienza delle Sacre Scritture", come gli autori dell'iniziativa promettono? Ciò presuppone che: 1. Dalla lettura della Bibbia si cerchi, appunto, una "esperienza"; 2. e se ne abbia già una o più di una.
La novità dell’esperienza proposta sta nella possibilità, offerta dalla app, di ‘immedesimarsi’ nella scena raccontata così da avere l’impressione di trovarvisi e ciò grazie all’ascolto del testo letto da attori famosi e arricchito da rumori, come in un film. Un’”audio-bibbia drammatizzata”, come si legge nel sito dei creatori di Truth-and-life-Bible. Un approccio alla sua superficie che certamente aiuta a "immaginare il luogo" e a immedesimarsi meglio nella scena, ma che non può andare incontro all’esigenza (non scontata) di cogliervi il "messaggio" per veicolare il quale è stata raccontata dall'autore sacro.
Giudicando comunque positiva ogni offerta di contatto diretto con il testo biblico, l’iniziativa mi offre lo spunto per una riflessione sul rapporto tra le risorse rese disponibili nell’era digitale e la conoscenza delle Scritture, a cominciare dalla domanda sul perché le iniziative di ascolto digitale si moltiplicano mentre sembra restare al palo l'interesse per una comprensione della Bibbia che tenga conto della sua complessità e ne contempli almeno una parte di studio. Parlando di “conoscenza” della Bibbia occorre certamente tenere presente che si intende una conoscenza a diversi livelli, dei quali quello dell’ascolto fisico rappresenta il più epidermico. Pur tenendo presente questa distinzione, che posto ha, nelle offerte di risorse sulla Bibbia in rete, lo studio di questa nella sua complessità? E che interesse se ne riscontra?Ci possiamo accontentare dell’ “esperienza” che si fa udendo il testo biblico senza avere in mano gli strumenti per "capirlo", com-prenderlo, prenderlo - cioè - nella propria carne (condizione perché sia effettivamente una esperienza, appunto)?
L'attenzione al testo in quanto tale, non accompagnata da strumenti di comprensione, mi sembra che manifesti il rischio di trasmettere il messaggio per cui la conoscenza testuale è essenzialmente quella della lettera (peraltro comunque mediata da una traduzione), ed una lettera non tenuta in conto nella sua evoluzione cultural/temporale.
E' chiaro che si sta parlando di un'iniziativa americana, dove la curiosità intorno alla Bibbia è sempre stata molto viva. E qui in Italia? Avrebbe successo? Viene in mente l’iniziativa “La Bibbia giorno e notte” che nel 2000 ha visto il succedersi di 1200 lettori che per una settimana hanno letto Primo e Nuovo Testamento senza interruzioni. Quanto tutto questo può servire come stimolo ad accostare, delle Scritture, anche la loro complessità?
Quando ho voluto mettere in qualche modo a disposizione le competenze acquisite con gli studi biblici creando un sito web sul modello di quello di Luiz da Rosa, un biblista che è anche un ottimo programmatore web e che con il sito “abiblia.org” in Brasile riscuote un grande successo di visite ed interesse, ero piuttosto scettica sull'impatto con la realtà italiana. Oltre al fatto che si conti un numero considerevole di siti e blog di argomento biblico, desta meraviglia che in Italia non si facciano domande sulla Bibbia - elemento determinante per il successo di “abiblia.org” e che costituisce il nucleo fondamentale del sito. Le domande rivolte a “Bibbiaparola” in due anni sono state pochissime! Il mio scetticismo aveva dunque ragion d'essere.
Ci si aspetterebbe che davanti ad una risorsa che è offerta gratuitamente da persone competenti, il pubblico potenziale sia costituito oltre che dal comune internauta anche dai sacerdoti e da chi ha responsabilità nella Chiesa, nelle parrocchie e nelle varie comunità. Lo studio della Bibbia è uno studio complicato e si capisce che non tutti possano o vogliano dedicarvisi. Nei programmi di formazione teologica, il posto per la Bibbia è molto marginale: solo qualche corso introduttivo, che lascia spazio ad approfondimenti solo nel caso di specializzazione sull'argomento (scelta da pochissime persone). Questo fa pensare che dovrebbero essere molti coloro che hanno responsabilità nella Chiesa e che avrebbero necessità di informarsi e fare domande, che non si accontentino dei sussidi già pronti con le omelie sulle letture domenicali. La realtà, è che davanti all’offerta ricca di risorse sembra esserci solo il vuoto di un'abissale ignoranza delle Scritture, presente a tutti i livelli anche nella Chiesa, e di una mancanza di interesse per le stesse, se non proprio in alcuni casi di diffidenza.
Quello che mi sembra di riscontrare, insomma, è che nel potenziale pubblico di lingua italiana da una parte manchi l'interesse tout court per la Bibbia o che vi sia un interesse che resta su un piano epidermico, e dall'altra manchi l'umiltà di riconoscere di avere bisogno di informazione.
Il rapporto tra Bibbia e web, tra Bibbia e risorse digitali, può essere un aiuto reale ed efficace per la conoscenza della Bibbia? Per quale conoscenza? Offerta come, e da chi?
Oggi la sfida da raccogliere è quella di un mezzo potente di cui, con le adeguate competenze, approfittare per diffondere e attingere conoscenza. Come vogliamo utilizzarlo? E soprattutto, sappiamo approfittarne?
Studi, recensioni, "pillole"...
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