Raccomandazioni dall’Institute of Judaeo-Christian Studies, Università di Seton Hall

Documenti sulla Nostra Aetate (1965)

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Oesterreicher, John, et al.
Stati Uniti d'America

All’annuncio di papa Giovanni XXIII di indire il Concilio Vaticano II, diverse chiese e università inviarono al Vaticano raccomandazioni riguardo ad argomenti di cui il Concilio avrebbe dovuto occuparsi. I seguenti suggerimenti sulla natura della chiesa in relazione agli ebrei furono inviati dal fondatore dell’Institute of Judaeo-Christian Studies, presso l’Università di Seton Hall. Tra i firmatari, oltre allo stesso Oesterreicher, si trovano il futuro vescovo John J. Dougherty, Gregory Baum, Myles M. Bourke, Joseph Brennan, J. Edgar Bruns, Edward H. Flannery (futuro esperto sulle relazioni ebraico-cristiane per la Conferenza dei vescovi statunitensi), Isaac Jacob, Edward G. Murray, William Ryan, Ambrose Shaeffer, Quentin L. Schaut. Oesterreicher ha definito questa ‘petizione’ come “un minimo di richieste limitate ad alcuni punti essenziali”,  in quanto la natura e lo scopo del Concilio non si conoscevano ancora. La fonte del testo in inglese si trova in: John M. Oesterreicher, The New Encounter Between Christians and Jews (New York: Philosophical Library, 1986), 116-119.

 1. Che, laddove il Concilio esamini, tra le sue deliberazioni, la natura della Chiesa, proclami che la chiamata di Abramo e la liberazione di Israele dall’Egitto siano parte della genesi della Chiesa, in modo tale che essa sia appropriatamente e correttamente chiamata “l’Israele di Dio” (Gal 6,16), l’Israele rinnovato ed esaltato dalla parola e dal sangue di Cristo. Tale proclamazione corrisponderebbe interamente alla maniera in cui la Chiesa vede se stessa quando, per esempio, essa guarda ai gesti meravigliosi che hanno accompagnato l’Esodo di Israele come presenti nella sua vita in un modo nuovo. In tal modo essa riconosce, nella veglia di Pasqua, che Dio, che ha salvato Israele dalla persecuzione egiziana, ora compie per tutte le nazioni, attraverso l’acqua della rigenerazione, quanto Egli ha fatto per Un Popolo. Incitati da questo spirito, la preghiera proclamata nella veglia pasquale finisce con una richiesta caratteristica della comprensione che la Chiesa ha di se stessa: “Concedi che l'umanità intera sia tra i figli di Abramo e partecipi alla dignità di Israele”.

2. Che il Concilio dia ulteriore espressione liturgica all’unità della storia della salvezza, che si manifesta specialmente nelle preghiere che accompagnano l’amministrazione dei sacramenti. Tale scopo può essere raggiunto se le Messe ora peculiari del Patriarcato di Gerusalemme diventassero Messe votive di tutta la Chiesa, o se venisse introdotta una festa universale del Giusto dell’Antico Testamento. Feste celebrate dal Patriarcato di Gerusalemme includono, tra le altre, quelle di S. Abramo, Patriarca e Confessore, S. Davide, Re, Profeta e Confessore e S. Geremia, Profeta e Martire. I firmatari sono certi che l’estensione di queste feste a tutta la Chiesa costituirebbe un grosso guadagno. In questo modo, le meraviglie dell’ininterrotta storia della nostra salvezza sarebbero sperimentate attivamente dai fedeli, e non imparate meccanicamente. Così, la consapevolezza della guida incessante di Dio nei confronti dell’umanità condotta attraverso la grazia e la relazione tra cristiani ed ebrei diventerebbero parte delle loro vite. Un rinnovamento liturgico su questa linea condurrebbe certamente i fedeli a crescere in amore e in gratitudine.

3. Che, “per l’amore che Cristo ha nutrito per il Suo popolo”, le frasi che inducono in errore siano cambiate, particolarmente nelle lezioni dell’Ufficio Divino, in quanto distorcono il vero insegnamento della Chiesa e il suo reale atteggiamento verso gli ebrei. Nel momento in cui il Concilio rivolge la sua attenzione ai problemi del nostro tempo, la Chiesa dovrebbe denunciare, come ha fatto in passato, l’odio verso il popolo “da cui proviene Cristo secondo la carne; Colui che è su tutti, Dio benedetto nei secoli, Amen” (Rom 9,5).

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http://www.ccjr.us/dialogika-resources/documents-and-statements/roman-catholic/second-vatican-council/naprecursors/1263-shu1960june8

(Traduzione a cura di Ombretta Pisano)

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Documento inserito il 13/02/2014