Elementi anti-giudaici nella liturgia cattolica. Un memorandum al Segretariato per l’Unità dei Cristiani presentato dall’American Jewish Committee, New York

Documenti sulla Nostra Aetate (1965)

Tutti i documenti sulla Nostra Aetate

American Jewish Committee
Stati Uniti d'America

17 Novembre 1961

Al Presidente,  Sua  Eminenza Cardinale Agostino  Bea
Segretariato per l’Unità dei Cristiani

Pontificio Collegio Pio Brasiliano
Via Aurelia, 27
Roma, Italia

Sua Eminenza,

In accordo con la conversazione tra  Lei e i rappresentanti dell’ American Jewish Committee, Sign.ri  Ralph Friedman e Zachariah Shuster, che ha avuto luogo il 13 luglio nel suo studio, le inviamo il memorandum accluso dal titolo “Elementi anti-giudaici nella liturgia cattolica”.

Questo documento completerà il materiale contenuto nel nostro memorandum “L’immagine degli ebrei nell’insegnamento cattolico” inviato a lei il 13 luglio.

Le siamo molto grati per aver acconsentito a ricevere il 26 Novembre gli eminenti teologi ebrei: il  Professor Abraham J. Heschel  di  New York; il  Dr. Max Horkheimer, Professore di Filosofia e di Sociologia presso la Frankfurt University in Germania; Zachariah Shuster di Parigi,  Direttore dell’Ufficio europeo dell’ American Jewish Committee, per una discussione su  questi documenti. Confidiamo che le nostre discussioni  contribuiranno in modo considerevole alla realizzazione del nostro obiettivo condiviso di migliorare le mutue relazioni.

Come abbiamo indicato nella lettera del 13 Luglio, siamo pronti  a fornire  le nostre risorse di una borsa di studio aggiuntiva, della ricerca e di altri servizi che si possono considerare come utili sia prima che successivamente alla convocazione del Concilio Ecumenico.

LOUIS CAPLAN, President
HERBERT B. EHRMANN, Chm., Exec. Bd. & Hon. Pres.
IRVING M. ENGEL, Chm., Admin. Bd. & Hon. Pres.
WILLIAM ROSENWALD, Chm., Nat'l. Advisory Council
MAURICE GLINERT, Treasurer
ARTHUR D. LEIDESDORF, Associate Treasurer
JULIUS S. LOEWENTHAL, Secretary
JOHN SLAWSON, Executive Vice-President
JACOB BLAUSTEIN, Honorary President    
JOSEPH M. PROSKAUER, Honorary President
HERBERT H. LEHMAN, Honorary Vice-President
SAMUEL D. LEIDESDORF, Honorary Vice-President
RALPH E. SAMUEL, Honorary Vice-President
HORACE STERN, Honorary Vice-President
FRED LAZARUS, JR., Hon. Chm., Nat'l Advis. Council
MORRIS B. ABRAM, Atlanta, Vice-President
MAX WM. BAY, Los Angeles, Vice-President
MARTIN L. BUTZEL, Detroit, Vice-President
WILLIAM P. ENGEL, Birmingham, Vice-President
JACK A GOLDFARB, New York, Vice-President
ANDREW GOODMAN, New York, Vice-President
PHILIP E. HOFFMAN, Orange, N. J., Vice-President
JAMES MARSHALL, New York, Vice-President
IRVING SALOMON, San Diego Vice-President
GARDNER H. STERN, Chicago, Vice-President
A. M. SONNABEND, Chm., Institute Development

Come abbiamo cercato di indicare, nella nostra lettera del 15 dicembre 1960 a Sua Santità Papa Giovanni XXIII, è nostra profonda speranza  che il Concilio Ecumenico voglia considerare i suggerimenti contenuti in questi documenti come un approccio per migliorare in modo significativo le relazioni tra cattolici ed ebrei in varie parti del mondo. Noi crediamo che un riesame serio e  ampio degli insegnamenti cattolici sugli ebrei attraverso i numerosi canali disponibili alla Chiesa, costituirebbero un punto di svolta storico nelle relazioni tra i nostri due grandi popoli storici e le nostre tradizioni.

A nome dell’ American Jewish Committee, esprimo il nostro  caloroso apprezzamento per il Suo cortese interesse e la cooperazione fraterna dimostrati  durante la nostra relazione negli ultimi mesi. La nostra speranza è che i messi e gli anni prossimi ci  porteranno ad un rapporto ancora più stretto e reciprocamente utile.

Distinti Saluti
Il Presidente Louis Caplan

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(Testo)

GLI EBREI NELLA LITURGIA CATTOLICA

Nel presentare questo memorandum al Segretariato per la Promozione dell’Unità dei cristiani, siamo motivati dallo stesso desiderio che  ha  promosso il nostro precedente  memorandum (presentato a Sua Eminenza il Cardinale Agostino Bea, 13 Luglio 1961) su  "L’immagine degli ebrei nell’insegnamento cattolico" – il desiderio di migliorare le relazioni tra cattolici ed ebrei.  La nostra speranza è che il presente documento, che  si focalizza su certi passi nella liturgia cattolica che noi consideriamo dannosi per gli ebrei,  sarà accolto dal Segretariato come un tentativo costruttivo di confrontare le fonti di incomprensioni e ostilità tra cattolici ed ebrei.

Gli atteggiamenti  comunicati ai cattolici nel  culto pubblico della chiesa sono profondamente inculcati e sono sostenuti dall’autorità della Chiesa e dalla solenne maestà del servizio. Perciò quando noi invochiamo attenzione in questo memorandum ai passi nella liturgia cattolica roman ache sono ostili agli ebrei, lo facciamo sulla base del presupposto che questi passi e i commentari che essi tradizionalmente hanno suscitato, contribuiscono ad atteggia menti  e a un comportamento  anti-ebraici --  un presupposto sfortunatamente giustificato dalla esperienza storica ebraica.  

Cambiamenti Recenti nella Liturgia

Riconosciamo con gratitudine che nella liturgia della Chiesa  sono stati fatti  di recente dei cambiamenti  con una prospettiva verso una effettiva più positive comprensione del popolo ebraismo e del giudaismo da parte dei cattolici; cioè l’abolizione nel 1955 della specile rubrica  che faceva gli ebrei l’unica eccezione alla regola del flectamus genua — una rubrica che era fortemente offensiva per gli ebrei che erano consapevoli di questo e conoscevano la sua intenzione di umiliarli; nel 1948 la specificazione della Sacra Congregazione dei Riti che le espressioni perfidis Judaeis e Judaica  perfidia  possono essere tradotti nel significato semplice di una mancanza di fede nella rivelazione cristiana e infine l’eliminazione delle parole perfidia e perfidis  grazie a Papa Giovanni nel 1959 e la successiva autorizzazione a questo cambiamento da parte della Sacra Congregazione dei Riti.

Tuttavia rimangono nella liturgia cattolica passi anti-giudaici. Si trovano in :

1) libri liturgici della Chiesa, come il Messale, il Graduale, il libro dei Vespri, l’Antifonario che è usato per il culto pubblico nelle chiese parrocchiali e nelle cattedrali;

2) omelie e commentari approvati ufficialmente per la liturgia pubblica che guida e dà istruzioni ai sacerdoti nella preparazione del loro sermone;

3) testi appartenenti al rituale monastico, o al Breviario o ad ordines o sacramentarii obsoleti

4) i cosiddetti libretti para-liturgici.

In questo memorandum abbiamo limitato il nostro esame solo alle prime due categorie, che sono direttamente correlate al servizio pubblico della Chiesa, sebbene numerosi passi anti-giudaici e commentari interpretativi si possano trovare nella terza categoria[1]e in libretti para-liturgici, in particolare nei materiali devozionali preparati dai sodalizi, confraternite etc.

All’interno del culto pubblico della Chiesa, c’è unb certo numero di passi e di dichiarazioni che esprimono ostilità verso il popolo ebraico. Per la maggior parte, essi si trovano nei lezionari del Nuovo Testamento.  Saltuariamente un comment ostile ratto dal Nuovo Testamento diviene in realtà parte della Messa. Per esempio: "Vi consegneranno  infatti  ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe..." (Commune Apostolorum et Evangelistarum, Vesperale Rom.) . Questa frase è ripetuta durante la Messa in occasione di  ogni giorno commemorativo di un apostolo o di un evangelista".

In aggiunta,  alcuni inni medievali, numerosi dei quali sono ancora d’uso liturgico, sono particolarmente  dannosi per gli ebrei. Citiamo solo pochi esempi:

La sequenza di Wipone per Pasqua  (Victimae paschali laudes):

Credendum est magis solae Mariae veraci
Quam Judaeorum turbae fallacy

Dobbiamo porre più fede in Maria, la sola vera
che nella turba degli ebrei mezogneri

Guglielmo Secondo :  (Meditationes circa mysteria passionis Domini):

Judaei Jesum Reum Mortis Conclamant.
Bos herum noscit rationis expers
Sedulo impensas redimens labore;
Te suum quaerit scelerata proles
Perdere Patrem.

Gli ebrei chiedono che Gesù sia condannato a morte
Anche uno schiavo, stupido come un bue,
riconosce il suo padrone
e ripaga la spesa con lavoro utile;
Te, la prole scellerata avrebbe voluto rovinare,
il loro Padre!

Sebbene i testi e i canti sopra citati offendono gli ebrei, in questo memorandum, abbiamo concentrato la nostra attenzione  su quell’area  del culto pubblico cattolico che è ritenuto il più critico nella formulazione di atteggiamenti verso gli ebrei e l’ebraismo: la liturgia del triduo  e le omelie basate su loro. Il triduo è l’apice e il culmine dell’anno cristiano. Eccelle tra tutti gli altri giorni santi. E’ il nucleo del più antico culto cristiano. Si è sviluppata una vasta ed estesa letteratura omiletica  correlata al triduo ed è qui che sentimenti ed interpretazioni anti-giudaiche si accumulano nella loro forma più concentrata.

Inoltre la storia documenta che questo periodo del calendario cristiano fu spesso accompagnato dalle più dure e brutali manifestazioni di anti-semitismo, dal famoso rituale della calunnia di sangue e dai pogrom e massacri degli ebrei. Le cronache ebraiche medioevali testimoniano la sofferenza assai diffusa che gli ebrei sopportarono da parte della popolazione durante la Settimana.[2] Una testimonianza analoga si trova nelle cronache degli storici cristiani di quel periodo.[3] Un riconoscimento contemporaneo della relazione tra la liturgia della Settimana Santa e il maltrattamento degli ebrei si trova nello scritto di Gregory Baum, O.S.A.:

...i giorni della Settimana Santa furono i più pericolosi dell’anno  per gli ebrei del Medioevo. Il popolo, eccitato dalla liturgia che descriveva il crimine  “degli ebrei” voleva , con l’autorizzazione della Chiesa,  molestare e maltrattare la popolazione ebraica. In alcune aree geografiche, l’umiliazione degli ebrei  ebbe luogo anche nella Chiesa come parte della cerimonia.[4]

La liturgia nelle forme dialettali

Tutti i passi  che sono soggetti ad interpretazioni anti-giudaiche e che sono stati usati per giustificare messaggi duri anti-giudaici nei secoli passati e sentimenti anti-giudaici nel passato e nel presente, sono più pericolosi quando sono  1)detti in dialetto; 2) sviluppati in omelie successive.

II. IL TRIDUO

All’interno della liturgia del triduo   si debbono considerare tre categorie di passi. Esse sono:

A. Letture dal lezionario del Nuovo Testamento

B. Passi dalla letteratura patristica

C. Poesia liturgica

Consideriamo separatamente le tre categorie.

A. Lezionario del Nuovo Testamento

Le letture principali della Settimana Santa sono prese dal Quarto Vangelo,[5]che, come viene riconosciuto comunemente, è il vangelo usato più di frequente come base per la denigrazione degli ebrei e come giustificazione per misure anti-giudaiche.

“Non c’è dubbio che il vangelo di Giovanni spesso sia usato come giustificazione per il disprezzo in cui il popolo ebraico fu tenuto ed anche per le ingiustizie e la violenza con cui essi furono trattati. I passi ostili che noi troviamo nei padri della Chiesa che  paragonano le sinagoghe ai templi del diavolo e fanno di ogni individuo ebreo un cooperatore degli spiriti maligni nella lotta contro il regno di Cristo, hanno la loro origine letteraria nel Vangelo di Giovanni...Quando è raccontata tutta la storia dell’ostilità cristiana  verso i giudei e  la ragione  dei pretesi motivi per questo è derivata dal Nuovo Testamento, un esempio impressionante potrebbe essere fatto per l’autore del Quarto Vangelo come il padre dell’antisemitismo cristiano”.[6]

B. Letteratura Patristica -  Letture di S. Agostino

Se le letture del triduo del vangelo rappresentano gli ebrei come un popolo spregevole e scellerato, spinto solo da odio e vendetta, la letteratura patristica – che è la sola letteratura omiletica fatta assurgere al servizio integrale del triduo —  serve sfortunatamente a rafforzare questo stereotipo diffamatorio.

Lettura V

Nostis qui conventus erat malignantium Judaeorum, et quae multitudo erat ope rantium iniquitatem, Quam iniquitatem? Quia voluerunt occidere Dominum Jesum Christum. Tanta opera bona, inquit, ostendi vobis: propter quod horum me vultis occidere? Pertulit omnes infirmos eorum, curavit omnes languidos eorum, praedicavit regnum caelorum, non tacuit vitia eorum, ut ipsa potius eis displicerent, non medicus, a quo sanabantur. His omnibus curationibus ejus ingrati, tamquam multa febre phrenetici, insanlentes in medicum qui venerat curare eos, excogitaverunt consilium perdendi eum : tanquam ibi volentes probare, utrum vere homo sit , qui mori possit, an aliquid super homines sit , et mori se non permittat . Verbum ipsorurn agnoscimus in Sapientia Salomonis : Morte turpissima, inquiunt, condemnemus eum. Interrogemus eum : erit enim respectus in sermonibus illius . Si enim vere Filius Dei est, liberet eum.

Traduzione

Sapete quale sia stata la congiura di quei malvagi giudei e quale fosse la folla di coloro che operavano iniquità. Quale iniquità? Quella di voler uccidere il Signore Gesù Cristo. Vi ho mostrato - diceva - tante opere buone: per quale di queste mi volete uccidere? S'era chinato su tutti i loro infermi, aveva curato tutti i loro malati, aveva annunziato il regno dei cieli, non aveva taciuto le loro colpe, affinché non del medico che li curava ma delle loro proprie colpe fossero dispiacenti. Ma essi, ingrati per tutto quanto egli aveva fatto, come nel delirio d'una febbre altissima, si misero a infuriare contro il medico che era venuto a curarli, e deliberarono di togliergli la vita. Volevano, quasi, esperimentare se egli fosse veramente uomo, e quindi soggetto a morte, o non fosse un qualche cosa di superiore agli uomini per cui la morte non gli fosse possibile. Riconosciamo le loro parole nella Sapienza di Salomone: Condanniamolo ad una morte vergognosa. Mettiamolo alla prova. Secondo le sue parole, egli troverà protezione. Se è veramente Figlio di Dio, Dio lo libererà.

Lettura VI

Exacuerunt tamquam gladium linguas suas. Non dicant Judaei : Non occidimus Christum. Etenim propterea eum dederunt judici Pilato, ut quasi ipsi a morte ejus viderentur immunes. Nam cum dixisset eis Pilatus : Vos eum occidite; responderunt: Nobis non licet occidere quemquam  Iniquitatem facinoris sui in judicem hominem refundere volebant : sed numquid Deum judicem fallebant? Quod fecit Pilatus, in eo ipso quod fecit, aliquantum particeps fuit : sed In comparatione illorum, multo ipse innocentior. Institit enim quantum potuit, ut ilium ex eorum manlbus liberaret : nam propterea flagellatum  produxit ad eos. Non persequendo Dominum flagellavit, sed eorum furori satisfacere volens: ut vel sic jam mitescerent, et desinerent voile occidere, cum flagellatum viderent.  Fecit et hoc. At ubi perseveraverunt, nostis ilium lavisse manus, et dixisse, quod ipse non fecisset, mundum se esse a morte illius. Fecit tamen. Sed si reus, quia fecit vel invitus : illi innocentes, qui coegerunt ut faceret? Nullo modo. Sed ille dixit in eum sententiam, et jussit eum crucifigi, et quasi ipse occidit : et vos, o Judaei, occidistis, Unde occidistis? Gladio linguae : acuistis enim linguas vestras. Et quando percussistis, nisi quando clamastis : Crucifige, crucifige?

Lettura VI

Affilarono le loro lingue come una spada. Non dicano i Giudei: noi non abbiamo ucciso Gesù Cristo. Poiché questo fu proprio nelle  loro menti, quando Lo consegnarono a Pilato, così che essi stessi potessero apparire innocenti della Sua morte. Infatti, quando Pilato disse loro:uccideteLo voi, essi replicarono: non ci è consentito di uccidere nessuno.  Essi volevano trasferire l’iniquità del loro delitto a un giudice umano: ma, potevano ingannare il giudice divino? Per quello che fece Pilato, egli fu, in una certa misura, un complice: ma in confronto a loro [gli ebrei] egli fu molto più innocente. Egli si adoperò quanto poté per liberarLo dalle loro mani: per questo egli Lo mostrò a loro flagellato. Egli non flagellò il Signore per perseguitarlo, ma per soddisfare il loro furore: cosicché essi potessero cedere e desistere dalla volontà di ucciderLo , vedendolo flagellato. Fece anche questo. Ma quando essi perseverarono, sapete che egli si lavò le mani e disse che, poiché non aveva fatto questo, era innocente della Sua morte.  Fece tuttavia. Ma se Pilato è colpevole, poiché egli fece ciò che fu comandato da loro, sono innocenti coloro che hanno forzato Pilato ad agire ? In nessun modo.Ma egli pronunciò il verdetto e comandò che Lui fosse crocifisso e dunque quasi egli stesso Lo uccise. Ma voi, o Giudei, Lo avete ucciso. In quale modo Lo avete ucciso?. Con la spade della lingua: avete affilato infatti le vostre lingue.   E quando L’avete colpito, se non quando gridaste: Crocifiggi, crocifiggi?

 

Questi brani incorporano accuse contro il popolo ebraico che sono divenute il ritornello degli antisemiti nei secoli. Gli ebrei, come popolo, sono rappresentati come spietati e vendicativi. Essi sono ritenuti in modo collettivo e unilaterale responsabili per la crocifissione e la loro stigmatizzazione come popolo deicida è chiara. .

Mentre l’inclusione di questi brani nella liturgia è una tradizione venerabile, [7]esistono numerosi commentari dello stesso Agostino (Sermo ad Judaeos) e di altri padri della Chiesa più indulgenti e favorevoli. E’ deplorevole che  siano stati scelti questi passi – che rafforzano piuttosto che bilanciare l’impatto negativo delle letture del vangelo. 

 Poesia Liturgica -  Gli Improperia

Nel triduo, le più drammatiche di tutte le litanie sono gli Improperia. Questi versi, che rappresentano il Gesù crocifisso che accusa il suo popolo con linguaggio potente e commovente, hanno un forte impatto potenziale anti-giudaico; sfortunatamente i commentari e le omelie su questa litania interpretano quasi invariabilmente l’accusa come diretta soltanto al popolo ebraico (Dal punto di vista dello studioso ebreo, gli Improperia  sono particolarmente offensivi perché essi sono una inversione intenzionale della preghiera ebraica di ringraziamento a Dio.[8]) In America, il significato di questa litania è esagerato dalla sua declamazione in inglese dall’intera assemblea.

Testo Latino

R         Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi.
(1)       Quia eduxi te de terra Aegypti: parasti crucem Salvatori tuo.     R. (Trisagion)

(2)       Quia eduxi te per desertum quadraginta annis, et manna cibavi te, et introduxi in terram satis optimam; parasti crucem Salvatori tuo. R. (Trisagion)

(3)       Quid ultra debui facere tibi, et non feci? Ego quidem plantavi te vineam meam speciosissimam: et tu facta es mihi nimis amara:

(3a)      aceto namque sitim meam potasti:et lancea perforasti latus Salvatori tuo.     R. (Trisagion)

(4)       Ego propter te flagellavi Aegyptum cum primogenitis suis: et tu me flagellatum tradidisti.                                                                                                         R.  Popule meus ...

(5)       Ego te eduxi de Aegypto, demerso Pharaone in mare Rubrum ; et tu me tradidisti prlncipibus sacerdotum.        R. Popule meus...

(6)       Ego ante te aperui mare : et aperuisti lancea latus meum.   R. Popule meus...

(7)       Ego ante te  praeivi columna nubis ; et tu me duxisti ad praetorium Pilati.   R. Popule meus...

(8)       Ego te pavi manna per desertum ;  et tu me cecidisti alapis et flagellis.      R. Popule meus...

(9)       Ego te potavi aqua salutis de petra:   et tu me potasti felle et aceto.     R. Popule meus...

(10)     Ego propter te Chananaeorum reges percussi ; et tu percussisti arundine caput meum.      R. Popule meus . . .

(11)     Ego dedi tibi sceptrum regale; et tu dedisti capiti meo spineam coronam.    R. Popule meus...

(12)     Ego te exaltavi magna virtute ; et tu me suspendisti in patibulo crucis.    R. Popule meus...

 

Traduzione italiana[9]

R            Popolo mio, che ti ho fatto? In cosa ti ho offeso? Rispondimi.

1) Ti ho liberato dall'Egitto e tu prepari la croce per il tuo salvatore?               R. (Trisagion)

2)  Ti ho condotto quarant' anni attraverso il deserto, ti ho cibato con la manna, ti ho portato in una terra rigogliosa e tu prepari la croce per il tuo salvatore? R. (Trisagion)

3) Cos’ altro avrei dovuto fare che non ho fatto? Ho piantato te come la mia vigna più bella e tu sei diventata per me troppo amara:  hai calmato la mia sete con aceto e con una lancia hai aperto il fianco al tuo Salvatore.   R. (Trisagion)

4)  Io per te ho flagellato l'Egitto e i  suoi primogeniti e tu mi  hai consegnato flagellato  R. Popolo mio. ..                                                                                            

5)  Io ti ho fatto uscire dall'Egitto, ho sommerso il faraone nel mar Rosso e tu mi hai consegnato ai  capi  dei sacerdoti.     R. Popolo mio...

6)  Io ho aperto il mare davanti a te e tu hai aperto con una lancia il mio fianco.       R. Popolo mio...

7)  Io sono venuto davanti  a te in una colonna di nube  e tu mi hai portato davanti alla corte              di Pilato…  R. Popolo mio...

8) Io ti ho nutrito con la manna nel deserto e tu mi  hai colpito con spine e flagelli…      R. Popolo mio.. .

9)  Io ti ho dissetato con l’acqua della salvezza dalla roccia e tu mi  hai dissetato con fiele e            aceto…        R.  Popolo mio...

10)  Io per te ho colpito i re dei Cananei  e tu hai percosso il mio capo con una canna...
 R. Popolo mio…

11)   Io ti ho dato uno scettro regale e tu hai dato al mio capo una corona di spine    R. Popolo mio...

12)   Io ti ho elevato con grande virtù e tu mi  hai appeso al patibolo della croce…     R. Popolo mio...

Il  “popolo” che è accusato di  di tale grande slealtà e infedeltà sono gli ebrei,dal momento che fu il popolo ebraico colui per il quale Dio compì gli atti specificati nel poema.  E, se dovesse rimanere un qualche dubbio che gli ebrei sono l’oggetto di questo attacco, i commentari e le omelie basati sugli Improperia (in verità, sull’intero triduo) rendono questo abbondantemente  chiaro.  Infatti, quale grande opportunità qui è stata persa. Un commento autorevole potrebbe mitigare di molto gli effetti sventurati degli  Improperia, della letteratura patristica e del lezionario. Potrebbe fornire il contesto necessario; spiegare, ad esempio, che nel vangelo di Giovanni il termine “gli ebrei”  è sfortunatamente impiegato per descrivere solo i nemici di Gesù; potrebbe mettere in guardia sulla fedeltà  contro il travisamento, l’universalizzazione e l’interiorizzazione della comprensione della Chiesa del peccato e della redenzione.  Per la maggior parte, comunque, i commentari  additano e specificano la colpa degli ebrei e assolvono I romani dalla responsabilità storica e l’umanità dalla responsabilità teologica. Sono spesso più vendicativi e ostili verso gli ebrei dei brani liturgici sui quail essi, spesso falsamente, elaborano.

III COMMENTI

Siamo consapevoli del fatto che i commenti non sono direttamente ispirati dalla Sacra Congregazione per i Riti. Ciononostante, non potrebbero esistere senza la liturgia su cui si basano, né possono essere separati dalla liturgia per quanto riguarda il loro impatto sui sentimenti e le attitudini dei cattolici nei confronti degli Ebrei. Commenti negativi sugli Ebrei possono essere stimolati da altro, passaggi isolati nei vangeli e nella liturgia, ma nel triduum, il passaggio più ostile e negativo del vangelo, la letteratura patristica e gli improperia tutti convergono insieme nel più solenne e importante dei giorni sacri cristiani, ed è qui che i commenti danno vigore agli aspetti più accusatori e vendicativi della liturgia.

Gli esempi seguenti sono estratti da commenti contemporanei alla liturgia del triduum, tutti scritti da preti o membri di ordini religiosi. Qui, ancora una volta, il breviario e i suoi commenti non sono stati considerati. Questi esempi sono tratti da omelie nel culto pubblico e sono tipici, non sono eccezioni, estratti da circa 50 commenti esaminati:

1. J.F. Stedman, ed., My Lenten Missal. New York, 1956

                        p. 269 (Giovedì e Settimana Santa)

            Nella EPISTOLA essa (la Chiesa) ci chiede di studiare la preghiera di Azaria. La sua nazione ebraica stava soffrendo un esilio di settanta anni. In cattività essi espiavano per il culto ai falsi dei. Ai nostri giorni, gli Ebrei sono ancora dispersi in tutte le nazioni, in una condizione peggiore dell’esilio. Stanno espiando questi 1900 anni per il più grande dei crimini, commesso quando una nazione intera ha rigettato, crocifisso e sparso il Sangue del Figlio di Dio. In mezzo a noi Cristiani essi sono testimoni di una vocazione perduta, senza “principe né profeta né sacrificio” o un tempio a Gerusalemme; una punizione divina pende su di loro fino alla fine dei tempi quando Dio, per le Sue promesse ai Profeti, in qualche modo straordinario li porterà a credere e a vivere in Gesù Cristo.

p. 284 (Sabato e Settimana santa)

            … il loro (degli Ebrei) odio per Lui crebbe in proporzione alla sempre maggiore rivelazione del Suo amore per loro. Egli ha permesso la distruzione della loro terra come una correzione. La felicità mondana ha fatto si che rinnegassero Dio e anima. La mondana sofferenza li ha messi in ginocchio….

2. Louis Bouyer, 0. P., Le Mystère Pascal. Paris, Editions du Cerf, 1950

p. 339

               … anche coloro che sono l’oggetto reale del Suo amore non gli rispondono che con rifiuti e, infine, con il deicidio. Ma quale sarà la loro sorte, se questo atto estremo non li ha mossi a pietà? Se questo amore li condanna, possiamo dire, riprendendo le parole di S. Paolo, chi li salverà?

3. Prosper Gueranger, O.S.B., The Liturgical Year. Vol. 6, Passiontide and Holy Week, translated by Laurence Shepherd. Westminster, Md., Newman Press, 1947.

p. 312

            Gerusalemme è destinata ad essere schiava, e schiava degli infedeli, di tutti, alla fine del mondo. Ha attirato su se stessa questa spaventosa maledizione per i crimini commessi contro il Figlio di Dio…

p. 321

            La Sinagoga, avendo crocifisso il Figlio di Dio, ha fatto di tutto per distruggere la Chiesa, mettendo a morte molti suoi figli

p. 328

                Il settimo Salmo dichiara la vendetta di Dio su coloro che eccitano la Sua ira.  Ci mostra ciò che succederà alla Sinagoga… essa berrà la coppa dell’ira di Dio ‘fino alla feccia’.

p. 458

               Come la tigre che diventa più feroce quando vede il sangue , così è Israele quando vede Gesù dopo la Sua flagellazione.

p. 460

            marchio del parricidio e deicidio si imprime su questo popolo ingrato e sacrilego; come Caino, essi vagheranno fuggitivi sulla terra. 1800 anni e più sono passati da allora; schiavitù, miseria e disprezzo sono stati la loro eredità; ma il marchio è ancora su di loro….

4. John Rickaby, S.J., The Ecclesiastical Year. New York, Joseph F. Wagner, Inc., 1927.

p. 127

Gerusalemme è il tipo di retribuzione che si abbatte infine pesantemente, dopo un lungo ritardo e dopo numerose punizioni gravi, ma alla fine non catastrofiche … Dall’altra parte sta la retribuzione per tale iniquità, una volta che il suo breve trionfo è passato. Non solo Giuda ma tutti i membri del popolo sono stati trattati da Cristo come compagni ed eguali…; ed ora la punizione per la più palese delle infedeltà contro la fiducia che era stata riposta in loro è che la morte li coglierà, ed essi scenderanno in fretta nello Sheol, la dimora dei malvagi, “la fossa della distruzione”…

            p. 129

            Uomini come questi (ebrei) hanno amato la maledizione e questa si è abbattuta su di loro; hanno sdegnato una  benedizione e questa gli è stata ritirata. Una maledizione si attacca addosso a loro come una veste, come la tunica avvelenata di Nessos, e penetra fino alle loro ossa …

5. Aemiliana Löhr, Nun of Herstelle, The Great Week: An Explanation of the Liturgy of Holy Week., translated by D. T. Bridgehouse. London, Longmans, Green & Co., 1958.

            p. 99

            La nostra generazione e il nostro tempo non fanno difficoltà a capire gli antichi canti di Sion. Abbiamo visto la progenie di questi sofferenti, gli ebrei di oggi, sparire in una nuvola di distruzione che ha inghiottito il lamento. Il mondo ha guardato con orrore come gli illusi detentori del potere su vasti territori, si siano empiamente sottoposti alla vendetta per una colpa che, senza Dio come erano, non potevano capire… Gerusalemme piange ancora, Israele piange ancora; ma tutti i popoli e tutti i tempi piangono…[10]

Quali sono gli elementi comuni del pensiero pregiudiziale e dell’interpretazione anti-ebraica trovati nella letteratura omiletica della Settimana Santa? Isoliamo alcuni degli stereotipi più comuni:

1. Se gli ebrei prosperano in un luogo per un certo tempo, ciò è interpretato come l’indicazione del loro essere dei materialisti senza scrupoli e degli adoratori del vitello d’oro.

2. Se gli ebrei sono oppressi o le loro vite sono rese insopportabili dalle autorità temporali, questo viene interpretato come prova del fatto che sono un popolo disprezzato, fuggitivo ed errante fino alla fine dei tempi. La sofferenza del popolo ebraico è vista non come un’indicazione della brutalità dell’uomo e dell’inumanità del suo simile, ma come prova che gli ebrei sono un popolo maledetto: “… è con la misera condizione inflitta agli ebrei dai cristiani, che gli stessi cristiani pretendono di provare la vittoria della Chiesa sulla Sinagoga e la superiorità della fede cristiana”[11].

3. Il linguaggio dell’Antico testamento e il suo senso di giustizia sono in generale criticati come colmi d’ira e scarsi di pietà, duri e senza misericordia. Tuttavia, quando tale linguaggio è rivolto contro gli ebrei, come avviene nella letteratura profetica, allora i teologi cristiani lo considerano eminentemente opportuno e adeguato. Anziché adottare la prospettiva autocritica ed auto correttiva incorporata negli Scritti profetici ed applicare gli stessi standards alla comunità cristiana, la vasta maggioranza dei commentatori usa questi passi in polemica contro gli ebrei.

4. In quasi tutte le omelie viene posto l’accento sul fatto che gli ebrei sono dispersi come popolo e che essi non possono possedere Gerusalemme, la Città Santa. Tali commenti non solo sono anacronistici alla luce dei più recenti sviluppi mondiali, ma danno la sfortunata impressione che i commentatori stiano dando un giudizio politico degli avvenimenti attuali (e infatti, la mentalità formata da queste interpretazioni tradizionali può predisporre uno scrittore a guardare la storia attuale con gli occhi del pregiudizio).[12]

IV. CONCLUSIONE E RACCOMANDAZIONI

Sacra enim Liturgia ut humanis, itadivinis constat elementis; haec autem, ut patet, cum a Divino Redemptore constituta fuerint, nullo modo ab hominibus mutari possunt; illa vero, prout temporum, rerum animorumque necessitates postulant, varias commutationes habere possunt, quas Ecclesiastica Hierarchia, S. Spiritus auxilio innixa, comprobaverit... inde progrediens incrementum proficiscitur, quo peculiares excolendae religionis consuetudines ac peculiaria pietatis opera pedetemptim evolvuntur, et quorum tenue dumtaxat iudicium superioribus aetatibus habebatur....

... Ita pari modo, cum de sacra Liturgia agitur, qui ad antiquos redire ritus consuetudinesque velit, novas repudiando normas, quae ex providentis Dei consilio ob mutatas rerum condiciones fuere inductae, non is procul dubio, ut facile cernere est, sapienti rectoque movetur studio.

Pius XII, Encycl. "Mediator Dei", pars IV

Seguiamo qui la parafrasi ufficialmente adottata da C. R. A. Cuncliffe di questi celebrati passaggi dall’enciclica papale:

Nella “Mediator Dei” il Papa distingue tra gli elementi divini nella liturgia, che non possono mai essere cambiati, e gli elementi umani della liturgia, che sono stati concepiti dalla Chiesa e sono soggetti a cambiamenti da parte dell’autorità. Lo scopo di questi ultimi è di generare in coloro che ricevono la grazia attraverso gli elementi divini della liturgia le ottime disposizioni che consentiranno loro di approfittarne pienamente.[13]

Dei passaggi che abbiamo considerato in questo memorandum riguardante la liturgia del triduum, gli Improperia e le lezioni del trattato di S. Agostino sui Salmi sono di origine e carattere umano. Ugualmente di origine umana sono i commentari e le omelie sulla liturgia, scritti sia per scopo educativo che devozionale.

Nell’interesse di migliori relazioni tra gli aderenti alle storiche religioni monoteistiche, domandiamo che la Chiesa cerchi i modi di attenuare l’impatto della liturgia del triduum. Laddove la Chiesa selezioni passaggi che possano accuratamente riportare il suo reale atteggiamento verso il popolo ebraico, o produrre o stimolare l’interpretazione o dei commentari autoritativi che, una volta per tutte, tolgano l’accusa e l’implicazione del deicidio dal popolo ebraico, ciò darebbe un grande contributo alla crescita della comprensione tra cattolici ed ebrei.

La maggior parte degli ebrei sono convinti che l’accusa di deicidio, pronunciata nei secoli, sia stato un fattore centrale nel persistente anti-semitismo della civiltà occidentale.

Studiosi cattolici seri e rispettosi hanno concordato sul fatto che le errate interpretazioni della scrittura e degli insegnamenti cattolici – interpretazioni a volte diffuse tra il popolo da ecclesiastici e da documenti della Chiesa – hanno contribuito a creare il pregiudizio anti-ebraico fino ai nostri giorni. Eppure, in un commentario sugli Improperia scritto nel 1950, solo cinque anni dopo il più grande massacro pianificato della storia umana, troviamo il termine ‘deicida’, piuttosto chiaramente applicato agli ebrei, scritto da un responsabile e dotto autore cattolico.[14]

Che una tale accusa provocatoria sia trovata in un’omelia cattolica cinque anni dopo gli orrori dei campi di sterminio nazisti, è fonte di profondo disturbo. Non solo un commentario di tal sorta rappresenta erroneamente le intenzioni della Chiesa, ma deve, per necessità, creare ansietà e sospetto tra gli ebrei.

Alla luce dell’insegnamento autocritico e autoritativo della Chiesa, non è forse tempo di mettere fine al non-cristiano trattamento degli ebrei come popolo-capro espiatorio?

Rispettosamente domandiamo che la Chiesa rettifichi, secondo i suoi stessi precedenti e attraverso i suoi stessi metodi, i passaggi nella liturgia e nell’insegnamento, che, in se stessi  o in forma di omelia, stimolano e rafforzano il concetto calunnioso degli ebrei maledetti, disprezzati, popolo deicida.

In questo tempo decisivo per la storia umana, gli aderenti alle grandi religioni monoteistiche rivelate devono impiegare i loro sforzi per abolire le barriere del sospetto e del pregiudizio che hanno creato amarezza e spargimento di sangue nel passato. Siamo davanti, da una parte, alla possibilità di una Armageddon provocata dall’uomo e, dall’altra, alla minaccia dell’oppressione anti-religiosa totalitaria. Se dobbiamo combattere queste grandi sfide, nessun nostro simile che viva dei comandamenti di Dio dovrebbe essere diffamato o umiliato.

Mentre le realtà sociali e politiche del nostro tempo garantiscono questa risposta, il nostro appello si radica primariamente su basi morali – i principi della carità e le istanze di giustizia.

Quod si delibatio sancta est,et massa, et si radix sancta, et rami. (Rom. 11: 16)

Secundum evangelium quidem inimicipropter vos; secundum electionem, charissimi propter patres.

(Rom, 11: 28)

Pax omni operanti bonum Judaeo prirnun, et graeco; non enim  est acceptio personarum apud Deum

(Rom. 2: 10, 11)

 

 

Se le primizie sono sante, lo sarà anche l'impasto; se è santa la radice, lo saranno anche i rami. 

(Rom. 11: 16)

Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri (Rom. 11: 28)

gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo, prima, come per il Greco: Dio infatti non fa preferenza di persone

(Rom. 2: 10,11)

 

17 novembre 1961

 

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[1]Per es. "Dicant nunc Judaei, quomodo milites custodientes  sepulcrum perdiderunt Regem ad lapidis positionem. Quare non servabant Petram justitiae? Aut sepultum reddant, aut resurgentem adorent, nobiscum dicentes: Quod enim, vivit, vivit Deo, Alleluia'." (Hymn "Christus resurgens", Vesperale  juxta ritum S. Ordinis Praedicatorum, Romae 1900, ed. Fruehwirth, p. 190/T]

“Dicano ora i Giudei, in che modo i soldati, che custodivano il sepolcro, perdettero il corpo del Re, secondo la posizione (cambiata) della pietra. Perché essi non servirono la Pietra della giustizia? O dovrebbero restituire il sepolto o adorare il risorto  (Cristo), dicendo con noi: ‘Poiché Egli vive, vive con Dio. Alleluia’”.

Erubescat Judaeus infelix qui dicit Christum ex Joseph semino esse natum." (Ibid., p. 433)

“ Arrossisca l’infelice Giudeo poiché dice che Cristo nacque dal seme di Giuseppe”

"Sit etiam signorum sonitus, Domine, Judeis et perfidies terrificatio valida resipiscenda a malitia..." (Liber ordinum, ed. Ferotin, Paris, 1904)

..."Sia il suono clamoroso, (delle campane), o Signore,  anche un forte deterrente per gli ebrei e traditori, perché non prendano coraggio per una nuova malvagità. Secondo Ferotin, questa è la formula più antica per la benedizione delle campane.

"Lugeat carnalis Judaeus, sed splritalis gaudeat Christianus..." (Ibid., p. 423)

" Il giudeo carnale pianga, ma il cristiano spirituale gioisca” 

"Saevienti diabolo per ministeria Judaeorum  formam servi nihil peccatl habentia objecit..." (From the Breviarium  juxta ritum S. Ordinis Praedicatorum [Dominican Order] Tourney 1894, vol. I Good  Friday;

 from the Sermones of Pope Leo I, p. 407)

"Con l’aiuto degli ebrei il servo innocente [di Dio] fu gettato al Diavolo farneticantel..."

(Contra Judaeos) "O natio nefandi generis / cur gratiae donis abuteris?" (Da Dom Ulysses Chevalier, Repertorium hymnologicum vol.II, p. 213, No.13302, Louvain, 1997.)

"O nazione di natura infame, perché abusi dei doni della grazia di Dio?"

[2]Emek habakha. ed. M. Wiener, Leipzig, 1858, pp.30, 36, 51, 56, 59, 63, et passim.

[3] "Apud Mogontiam Judei numero virorum ac mulierum mille et 14 interfecti sunt et maxima pars civitatis exusta est..." (Pertz, Mon. Wirziburgenses ad ann. 1096, II, 246)

"Vicino a Magonza, 1014 ebrei , uomini e donne, furono uccisi e una estesa parte della città fu bruciata."

"Hoc anno (1420) Dominus Albertus Quintus dux Austriae captis omnibus Judaels in tota Austria, in Octava Ascensionis Domini sub ortum solis et plurimis conversis ad fidem, tandem in feria quarta ante diem Pascae sequentis anni videlicet 21 omnes nondum converti volentes utriusque sexus fecit comburi sub una eademque hora; cremati sunt in Vienna 110 solidi utriusque sexus." (Oefelius, Rerum Boicarum scriptores, /chronicon Joannis Staindelii), in Mon. Germanlae, (ed.Pertz),I and II.)

"In questo anno (1420) Alberto V,  duca d’Austria,  fece imprigionare tutti gli ebrei dell’Austria; poi, nella settimana successiva al giorno dell’Ascensione, subito dopo l’alba, fece convertire molti alla fede, ma il mercoledì della Settimana Santa dell’anno successivo, poiché 21, di ambedue i sessi, non volevano ancora convertirsi, li fece bruciare insieme alla stessa ora ; a Vienna furono bruciati 110 di ambedue i sessi."

"Item In die Coenae in civitate Tridentina Judaei martyrisaverunt puerum quendam Christianum nomine Simonem, crudelissime....Et ob hoc Judaei in eadem  civitate crudeliter per ignem, rotas et alia poenarum genera sunt puniti et interfecti. (1475) (Cbronicon Salisburgense, ed. Pez, II, p. 437)

"Ugualmente, il Giovedì Santo, nella città di Trento gli ebrei martirizzarono un fanciullo cristiano di nome Simone nel modo più crudele... Per questo, tutti gli ebrei di questa città furono uccisi crudelmente con il fuoco, la ruota e altri congegni di tortura. (1475) (Fu questo il famoso caso di Simone di Trento).

[4]Gregory Baum, O.S.A., The Jews and the Gospel: A Reexamination of the New Testament, Westminster, Md., Newman Press, 1961, p.10.

[5]Cf. H. Schmidt, S.J., Introductio in. Liturgiam Occidentalem,Rome, I960, p. 516 ff.

"Sine ullo dubio, Evangelium S. Joannis in Quadragesima (immo in toto tempore paschali) gaudet praedilectione speciali, praesertim autem tribus ultimis hebdomadis ante Dominicam Resurrectionis...nam in istis Evangeliis S. Joannis lateret antiquissimum systema lectionis continuae de S. Scriptura..."

Senza alcun dubbio, il Vangelo di S. Giovanni  gode di una predilezione particolare nella Quadragesima (in verità durante tutto il periodo pasquale), ma particolarmente durante le ultime  tre settimane prima della Domenica di Risurrezione...infatti in queste  letture di S. Giovanni  si appoggia il più antico sistema di lettura continua dalla Sacra Scrittura...

[6]Baum, op.cit.pp.98-99 (Padre Baum sostiene che i vangeli non sono in se stessi anti-giudaici, ma sono stati usati erroneamente per sostenere o giustificare l’anti-semitismo.)

[7]   La consuetudine  di inserire commentari patristici del salterio nei notturni precede Gregorio Magno, in quanto egli raccomanda ai suoi vescovi: (Epist. XII; 24) "Dic (Mariano episcopo) ut commenta psalmorum legi ad vigilias faciat." (Cf. C.Callewaert, J.D.C., De Brevarii Romani Liturgla; II, Bruges, 1939,p.l24). Il preciso riferimento ai commentari di S. Agostino nel notturno del Venerdì Santo sembra apparire per la prima volta nell’ Ordo Rom. 28 (ca. 800), contemporaneo al  Cod.Parisinus 974, dove  Duchesne individuò la prima fonte più di sessanta anno fa (Cf. Mgr. L. Duchesne, Christian Worship, terza ed., London 1903,  p.455; anche H. Schmidt, S, J., Hebdomada Sancta I I , Roma, 1957) Callewaert  crede che la regolare lettura patristica nel second notturno sia stata una conseguenza della regola di S. Benedetto, mentre M.  Battifol  la considera una "creazione puramente romana". (Cf. M.  P. Battifol, History of the Breviary p. 526 Roma, terza ed. N. Y. 1912, p. 92)

[8] Vedi Appendice A per le osservazioni sull’origine degli Improperia.

[9] My Lenten Missal, spiegato dal Rev. Joseph P. Stedman, Confratenity of the Precious Blood; New York, 1941. ("Three Hours Agony" Service)  pp. 380 ff  381, 382. (Traduzione italiana di MB)

[10] Questo è il solo commento comprensivo che abbiamo trovato.

[11] Baum, op. cit., p. 7

[12] Cf. ad es. Civilta cattolica, aprile 1938: “Riguardo alla questione del Sionismo”, leggiamo: “L’Ebraismo è una religione profondamente corrotta, è nazionalistica in quanto è la religione del messianismo corrotto”.

[13]C. R. A. Cuncliffe, English in the Liturgy, London, 1956, p. 50.

[14] Cf. il commento di Louis Bouyer: “… anche coloro che sono l’oggetto reale del Suo amore non gli rispondono che con rifiuti e, infine, con il deicidio…” (si veda sopra).

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Fonte: http://www.ccjr.us/images/stories/AJC_Anti-Jewish-Elements-in-Catholic-Liturgy.pdf

Traduzione a cura di Maria Brutti e Ombretta Pisano

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Documento inserito il 13/02/2014