Articolo: La Sapienza Vivente di Dio: Il ritratto del Gesù di Matteo

12/11/2013         7487

Per cominciare ad esaminare  questo evangelista, si potrebbe ottenere un senso del suo stile particolare e delle enfasi leggendo l’intero Vangelo. Il lettore può trovare utile lo schema seguente, e potrebbe anche prendere particolarmente atto di queste caratteristiche :

1. eventuali differenze dal Vangelo di Marco
2. la frequenza dei passi  "questo era da compiere"
3. ciò che Gesù fa nella maggior parte del tempo
4. Il ritratto dei discepoli
5. L’atteggiamento dell’autore  verso il Giudaismo
6. l'importanza di fare la volontà di Dio

Schema del Vangelo di Matteo

I  Gli inizi di Gesù [1:1-4:16]

A - Gesù viene in adempimento delle promesse di Dio del Vecchio Testamento

1. Gesù, figlio di Davide, figlio di Abramo, viene secondo il piano di Dio [1:1-17].
2. La venuta di Gesù significa che" Dio è con noi "[1:18-25].
3. Alla venuta di Gesù, i magi stranieri lo adorano e un re ebreo cerca di ucciderlo [12:1-23].

B. Viene introdotto il ministero di Gesù

1.  Il Battista predica la venuta imminente del regno di Dio  [3:1-12].
2.  Obbediente a Dio, Gesù è battezzato da Giovanni [3:3-17].
3.  Gesù rimane fedele nonostante le tentazioni sataniche [4:1-11].
4.  Gesù va ad abitare  a Cafarnao [4:12-16]

II. Il ministero pubblico di Gesù [4:17-16:20]
* Transizione[4:17]: Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

A. I ministeri di Gesù alla” Casa di Israele”

1. Gesù chiama i discepoli [4:17-22].
2. Il Discorso della Montagna [4:23-7:29].
3. Gesù compie dieci miracoli [8:1-9:34].
4.  Gesù dà incarichi e istruzioni ai Dodici  [9:35-11:1]

B. Gesù è respinto dalla Casa di Israele

1. L’opposizione cresce :
   a. il Battista fa domande sulla  identità di Gesù [11:2-15].
   b. Gesù rimprovera le città che ha visitato [11:16-24].
   c. Egli è criticato per vari motivi [11:25-12:37].
   d. E’ richiesto un segno [12:38-45].
   e. Gesù è visitato dalla sua famiglia [12:46-50].
2.  Gesù racconta parabole e istruisce i suoi discepoli [13:3-52].
3. Nonostante le sue parole e le sue opere, Gesù non è accettato:
   a. il rifiuto a Nazaret [13:53-58].
   b. l'esecuzione del Battista [14:1-12].
   c. Gesù guarisce e dà da mangiare, ma viene ripetutamente attaccato e gli è richiesto un segno [14:13-16:12].
4. Pietro riconosce la  filiazione divina  di Gesù [16:13-20]

III. I DISCEPOLI  E GLI EVENTI A GERUSALEMME [16:21-28:20]
* Transizione [16:21]:  Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare  a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e  degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

A. La via verso Gerusalemme

1. Gesù parla della sua morte e della sua Chiesa con i discepoli [16:22-18:35].
2. Dopo essere entrato in Giudea, Gesù è messo alla prova dai Farisei, e insegna ai discepoli [19:1-20:34].
3. A compimento delle Scritture, Gesù entra nella città di Gerusalemme [21:1-11].

B. Gerusalemme

1. Nel Tempio, l'ostilità con gli Scribi e i Farisei si intensifica [21:12-23:39]
2. Gesù parla della fine di questa età  dell’arrivo dell’età da venire [24:1-25:46]

C. Il  racconto della Passione [26:1-27:66]

D. Gesù è annunciato come risorto dai morti e appare in Galilea [28:1-20]
* Versetto conclusivo [28:20 b]: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

 

L'apertura del Vangelo di Matteo

Come accennato in precedenza, uno dei vantaggi che gli studiosi hanno nello studiare il Vangelo di Matteo è la capacità di confrontarlo con una delle sue fonti, il Vangelo di Marco. Anche a prima vista ci sono parecchie evidenti  differenze tra i due.
A differenza del Vangelo  di Marco , che ha iniziato la presentazione di Gesù con gli eventi riguardanti il suo battesimo, quello di Matteo inizia con una genealogia di Gesù e con le circostanze della sua nascita. Marco frequentemente cita che Gesù insegnava, anche se non  vi è molto spazio dedicato a raccontare quell’insegnamento. Matteo, che ha la collezione dei detti  "Q”  come una delle sue fonti, fornisce molti esempi di insegnamenti di Gesù.
Mentre l'autore del Vangelo di Matteo sarebbe certamente d'accordo con l’enfasi di Marco sull'importanza della  sofferenza di Gesù,  il suo Vangelo ha altri interessi e intuizioni. Questi contributi unici matteani naturalmente derivano dal differente ambiente dell’evangelista, dalla comunità ecclesiale e dalla situazione, e sono evidenti fin dalle prime pagine del Vangelo.

Uno dei temi preferiti dello scrittore viene introdotto sin dall'inizio - il suo interesse nel collegare Gesù con le aspettative del popolo ebraico e con il piano divino di Dio:

1:22-23  Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele” (che significa Dio con noi).
2:5-6 Essi gli chiesero [dove il Cristo doveva nascere] “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: ‘E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele’ ”.
2:14-15  Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”.
2:17-18  [Dopo l’ordine di Erode di uccidere i bambini maschi:] Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: “Un grido è stato udito in Rama,un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”.
2:23 e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: “Sarà chiamato Nazareno”.

Ci sono due punti da sottolineare riguardo questi passi di "compimento". In primo luogo, non si dovrebbe presumere che i versetti biblici a cui si riferisce l'evangelista fossero tutte  predizioni riguardanti un  futuro Messia e le sue caratteristiche. Per esempio, in Mt 2:15 l'evangelista ha citato Osea 11:1, "Quando Israele era fanciullo, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio", che raffigura Dio mentre riflette sulle sue azioni passate durante gli eventi dell'esodo  a favore di suo figlio, Israele. Ciò non si riferisce affatto al futuro! L’uso delle scritture di Israele da parte dell’evangelista deve essere compreso in modo corretto. Dal punto di vista della loro consapevolezza post-risurrezione di Gesù come Signore, i primi cristiani guardavano indietro alla Torah e ai Profeti alla ricerca di episodi e temi che fossero in risonanza con le loro attuali esperienze.  Qui l'evangelista vede un parallelo tra Gesù e  la situazione di Israele  guidato da Dio fuori dall'Egitto. Ma nessuno avrebbe preso Osea 11:1 in questo modo a meno che quella persona  avesse già conosciuto Cristo. Non si guarderebbe da Osea 11:1 in avanti e anticipare che un eventuale Messia sarebbe venuto fuori dall'Egitto.

In secondo luogo, si immagini l'effetto che questa raccolta di passi sul compimento avrebbe su un contemporaneo dello scrittore. Essa indica che la venuta di Gesù  si rivela secondo i progetti di Dio ed è in armonia con le aspettative degli ebrei. Essa indica inoltre che nella persona del suo Figlio, Dio stesso sta per abitare con il suo popolo. Gesù è concepito "dallo Spirito Santo" (1:20), sarà chiamato "Dio con noi" (1:23), ed è il Figlio di Dio che è vigilato da suo Padre (2:13-15).

Queste idee sul compimento e sulla presenza divina apparvero proprio  nella genealogia di apertura del Vangelo. Come figlio di Davide e figlio di Abramo, Gesù incarna le qualità  regali  dei suoi mitici antenati  e il loro ruolo nel patto con Dio (1:1). La  caratteristica più notevole della genealogia, tuttavia, è l'inclusione insolita di cinque donne: “Tamar" (1:3), "Rahab" (1:5), "Ruth" (1:5), " la moglie di Uria "(1:6; in altre parole, Betsabea), e" Maria, dalla quale è nato Gesù "(1:16). Dato che è atipico per le donne di essere elencate in una genealogia biblica, e dato che solo queste cinque sono state menzionate, l'evangelista deve aver avuto qualche motivo particolare per includerle.  La somiglianza più evidente tra le cinque è che, anche se  tutte furono coinvolte in una sorta di   comportamento sessuale  indecoroso o fuori dell’ordinario, furono tuttavia strumenti dei piani divini di Dio.

TAMAR
[Dopo la morte di suo marito, il figlio maggiore di Giuda] Giuda disse alla nuora Tamar , “Ritorna a casa da tuo padre, come vedova, fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto”….Così  Tamar se ne andò e ritornò alla casa di suo padre. Col passar del tempo morì la moglie di Giuda….. E quando a Tamar fu detto : “Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo gregge”, ella si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo, e si mise a sedere all'ingresso di Enaim; aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma lei non gli era stata data  in moglie. Quando Giuda la vide, la prese per una prostituta, poiché essa si era coperta la faccia. Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: "Lascia che io venga con te” , perché non sapeva infatti che era sua nuora .... Ella rimase incinta ....
Circa tre mesi dopo, a Giuda fu detto: "Tamar, tua nuora, si è prostituita  e anzi è incinta a causa delle sue prostituzioni” .. Allora Giuda riconobbe [quello che era successo] e disse: "Lei è più giusta di me: infatti io non l’ho data a mio figlio Sela» (Genesi 38:11-16,18,24,26).

RAAB
Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittìm due spie, ingiungendo : “Andate, osservate il territorio e Gerico."  Essi andarono, ed entrarono in casa di una prostituta di nome Raab, e lì dormirono. Allora il re di Gerico mandò a dire  a Raab, “Fa uscire gli uomini che sono venuti da te  e sono entrati in casa tua, perché sono venuti a esplorare tutto il territorio” .  Ma la donna prese i due uomini e li nascose. .... Lei li portò sul tetto e li nascose con steli di lino che lei aveva ammucchiato sul tetto. Salì  sul tetto e disse loro: "So che il Signore vi ha consegnato la terra. Ci è piombato addosso il terrore di voi e davanti a voi tremano tutti gli abitanti della regione…. Ora giuratemi per  il Signore che, come io ho usato benevolenza con voi, così anche voi userete benevolenza con la casa di mio padre; datemi dunque un segno sicuro che lascerete in vita mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e quanto loro appartiene e risparmierete le nostre vite dalla morte”. Quegli uomini le dissero : “ Siamo disposti a morire al vostro posto, purchè voi non riveliate questo nostro accordo; quando poi il Signore ci consegnerà la terra, ti tratteremo con benevolenza e lealtà”.(Giosuè 2:1,3,4,6,8-9,12-14).

RUT
Allora Naomi sua suocera le disse  [Rut, la Moabita], “Figlia mia, non devo forse cercarti una sistemazione, perchè tu sia felice? Ora, tu sei stata con le serve di Booz: egli è nostro parente e proprio questa sera deve ventilare l'orzo sull'aia. Làvati, profùmati, mettiti il mantello e scendi all'aia. Ma non ti far riconoscere da lui prima che egli abbia finito di mangiare e di bere. Quando si sarà coricato - e tu dovrai sapere dove si è coricato - va', scoprigli i piedi e sdraiati lì. Ti dirà lui ciò che dovrai fare". Rut le rispose: "Farò quanto mi dici".
Scese all'aia e fece quanto la suocera le aveva ordinato. Booz mangiò, bevve e con il cuore allegro andò a dormire accanto al mucchio d'orzo. Allora essa venne pian piano, gli scoprì i piedi e si sdraiò.Verso mezzanotte quell'uomo ebbe un brivido di freddo, si girò e vide una donna sdraiata ai suoi piedi. Domandò: "Chi sei?". Rispose: "Sono Rut, tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto".E gli disse: "Sii benedetta dal Signore, figlia mia …..non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi che fossero. Ora, figlia mia, non temere! Farò per te tutto quanto chiedi”  ……. Così Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire : ella partorì un figlio… E lo chiamarono Obed . Egli fu il padre di Jesse, padre di Davide (Rut 3: 1-11; 4:13,17).

BETSABEA
Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d'aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: "È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Ittita". Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Ella andò da lui ed egli giacque con lei….. Poi ella tornò a casa. La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: "Sono incinta". (2 Samuele11:2-5).

MARIA
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" …..Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù. (Mt 1:18-22,24-25).

In ognuno di questi casi,  è  favorito il piano di Dio, anche se c'è qualcosa di non convenzionale riguardo le circostanze. Una donna si fa credere  una prostituta per ingannare un suocero che non ha agito a suo favore  come la legge tribale richiedeva, un’ altra è in realtà una prostituta che abilmente aiuta delle spie nemiche. Una terza donna è una pagana che in effetti seduce il suo futuro marito, che è il parente tenuto per legge a proteggerla, mentre una quarta commette adulterio con un re che l'ha presa nonostante il fatto che lei sia già sposata. Infine, la madre di Gesù si trova ad essere incinta prima che sia avvenuto il suo matrimonio con Giuseppe. Eppure, nonostante questi avvenimenti insoliti, tutte le donne non solo sono ritratte eroicamente, ma sono tutte strumenti per l'attuazione dei progetti di Dio.

Le quattro donne  provenienti dal passato di Israele  potrebbero  anche rivestire un ruolo ulteriore nella mente dell'evangelista. E possibile che tutte e quattro siano straniere, Gentili. Tamar e  Raab  sembrano essere cananite, Rut è una moabita, e Betsabea, in quanto moglie di Uria l'ittita, può essere pure una ittita. L'inclusione di tali pagani aggiungerebbe  certamente una dimensione universale ai disegni divini che stanno arrivando a compimento in Gesù, e come tale sarebbe di grande interesse per la chiesa di Matteo negli anni '80 in cui i Gentili stanno diventando sempre più numerosi.
Questo interesse per il coinvolgimento dei Gentili nelle intenzioni di Dio sembrerebbe essere sottolineato dalla comparsa, nella stessa frase della  nascita di Gesù, dei magi Gentili dall’oriente  (Mt 2:1). Essi riconoscono che il re degli ebrei è arrivato, e dato che quando lo trovano, cadono in adorazione (2:11), apparentemente percepiscono anche  che Dio è presente.

Tale intuizione è in netto contrasto con il re Erode e i suoi consiglieri sacerdotali. Anche se hanno accesso alle sacre scritture, che mancano ai magi, non solo non riescono a percepire la mano di Dio negli avvenimenti che si stanno svolgendo , ma cercano attivamente di contrastare i suoi piani (2:3-8,16). Questo ritratto negativo dei capi ebrei continua nella prima scena dopo il racconto dell'infanzia in cui il Battista denuncia aspramente i Farisei e Sadducei (3:7-10).

La conclusione degli episodi di apertura del Vangelo incorpora tutti i temi che sono stati rilevati finora. Come Figlio perfettamente obbediente , Gesù è battezzato per adempiere "ogni giustizia" (3:15), ed è perciò lodato da una voce celeste come “ il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento" (3:17).

Che Gesù meriti tale riconoscimento viene chiarito nella scena successiva in cui viene tentato dal diavolo. A differenza di Marco, Matteo e Luca presentano tre tentazioni dettagliate, anche se non sono d'accordo circa la loro sequenza. Come è stato notato in precedenza, Matteo vede di nuovo un importante collegamento tra Gesù e la storia scritturistica di Israele:

Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. (Dt 8,2).

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.(Mt 4:1-2).

Levarono le tende da Elìm e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elìm e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dalla terra d'Egitto.
Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: "Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine" (Es 16:1-3).

Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane".Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". (Mt 4:3-4).

Tutta la comunità degli Israeliti levò le tende dal deserto di Sin, camminando di tappa in tappa, secondo l'ordine del Signore, e si accampò a Refidìm. Ma non c'era acqua da bere per il popolo. Il popolo protestò contro Mosè: "Dateci acqua da bere!". Mosè disse loro: "Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore?". E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?"( Es 17:1-2,7).

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra".
Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"
(Mt 4:5-7).

Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, fece ressa intorno ad Aronne e gli disse: "Fa' per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell'uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto". Aronne rispose loro: "Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli, i vostri figli e le vostre figlie e portateli a me". Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani, li fece fondere in una forma e ne modellò un vitello di metallo fuso. Allora dissero: "Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto!" (Es 32:1-4).

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai".
Allora Gesù gli rispose: "Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"(Mt 4:8-10).

Quando elencate in colonne parallele come queste, le idee dell'evangelista sull’esperienza di Gesù e sulla storia degli antichi israeliti diventano evidenti. Anche se Dio dichiara che "Israele è il mio figlio primogenito" (Es 4:22), le persone si ostinano a ignorare il volere di Dio.  Tuttavia, Gesù, il Figlio di Dio, resiste con successo a tutte le tentazioni a cui l’Israele di una volta  cedette. Infatti, Gesù respinge le proposte del tentatore  col citare continuamente la Torah contro di lui, citando Dt 8:3, Dt 6:16, e Dt 6:13 rispettivamente. Si potrebbe dire, allora, che Gesù in questo episodio mostra di essere il perfetto Ebreo, la massima espressione di ciò che significa essere Figlio di Dio. Egli conforma completamente  se stesso alla volontà di Dio , usando l'espressione consacrata di quel volere , la Torah, per scongiurare tentazioni all’infedeltà.

L'evangelista nota che  dopo queste tentazioni, Gesù si stabilì nella città di Cafarnao, ed egli  vede in questo un altro "compimento". Facendo riferimento alla regione come "Galilea dei Gentili", e ai suoi abitanti come il "popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce”, Matteo tesse nuovamente il tema dei Gentili nel suo arazzo (4:13-15). Mentre nella sua configurazione originale il passo di Isaia (Is 9:1-2) ha criticato la popolazione pagana di allora  di quella regione a nord di Giuda, lo scrittore del  Vangelo percepisce un'altra applicazione nella sua situazione. Anche se Gesù, che è perfettamente obbediente alla volontà di  Dio, è il compimento di tutte le speranze e gli obiettivi di Israele, la sua venuta influenza anche le vite delle nazioni dei Gentili.

Potrebbe essere utile a questo punto riassumere i vari argomenti di  Matteo e le enfatizzazioni che sono presenti in questi capitoli di apertura:

(1) Gesù è il Figlio di Dio, e con la sua venuta Dio è direttamente rivelato al suo popolo. Egli è concepito verginalmente dello Spirito Santo, e sarà conosciuto come "Dio con noi".
(2) Gesù è il culmine di un secolare piano divino di salvezza. I suoi antenati, i riferimenti ai vari  "passi del compimento" nella Torah e i profeti, e gli eventi provvidenziali che circondano la sua nascita, tutti  indicano che i disegni di Dio sono portati a termine.
(3) Gesù incarna tutte le precedenti esperienze di Israele. La sua nascita è ritratta in modo da evocare le memorie degli eroi mitici come Abramo, Giuseppe, Mosè e Davide. Egli è regale e fedele per sempre. Gesù, Figlio di Dio, è obbediente alla Torah e non cede alle tentazioni che hanno corrotto il figlio di Dio, Israele.
(4) Perfino a partire da queste prime parti del Vangelo, i capi  ebrei sono raffigurati sfavorevolmente.  Erode, i sommi sacerdoti, gli scribi, i farisei e sadducei appaiono tutti in ruoli negativi.
 (5) La venuta di Gesù è di grande importanza per i Gentili.  La discendenza ancestrale  Gentile rappresentata dalle quattro donne non convenzionali, i magi pagani singolarmente perspicaci, e il ministero di Gesù nella “Galilea dei Gentili” sono segnali dell’interesse matteano " per le nazioni ".

Come si vedrà in seguito, queste caratteristiche matteane continuano ad essere sviluppate via via che il Vangelo si sviluppa. Tutte sono intrinsecamente collegate alla concezione di Gesù dell’ evangelista

La Torah Vivente

Poco dopo aver iniziato il suo ministero, Gesù sale su di una montagna e insegna ai suoi discepoli (5:1-7:29). Questo lungo discorso ha finito per essere conosciuto come il Discorso della Montagna. Vale la pena notare che la versione del Vangelo di Luca  di questo evento si svolge in un luogo pianeggiante di fronte a una gran folla (Lc 6:17-7:1).  A causa dei detti secondo la legge che capitano nel discorso di Matteo, e per l'impostazione della scena di montagna, viene di nuovo in mente una scena Mosaica , quella della presentazione della legge da una montagna.
Gesù fa una serie di interessanti osservazioni sulla legge di Mosè, o Torah. Ricorre il motivo del compimento, così come ancora più polemico contro i capi ebrei. Vi è anche la prova di una profonda preoccupazione per l'evangelista  per l'osservanza della Torah di Dio.

“Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (5:17-20).

Come sarà indicato in seguito, queste parole hanno un significato particolare per la situazione nella comunità ecclesiale di Matteo. E’ evidente che il Gesù raffigurato da Matthew è uno che non cerca di rovesciare le usanze ebraiche, ma piuttosto di “compierle”. Come tale compimento si verifica è evidentemente mostrato dalla serie di sei contrasti che segue. Si noti che ogni affermazione contiene la formula  "Avete inteso che fu detto ... Ma io vi dico che ...."
 
5,21-22 ”Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio.Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna”.

5,27-28: “Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio.Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore”.

5,31-32 : “Fu pure detto: ‘Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio’. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio”.

5:33-37 “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: ‘Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti’. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re.  Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno”.

5:38-41 “Avete inteso che fu detto: ‘Occhio per occhio e dente per dente’. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due”.

5:43-45 “Avete inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”.

Fatta eccezione per l'ultima affermazione, Gesù ha prima citato la Torah, e quindi l’ha interpretata (Mt 5:21 = Dt 5:17; Mt 5,27 = Dt 5:18 e Es 20:14 ; Mt 5:31 = Dt 24:1-4; Mr 5:33 = Lev 19:12; Mt 5:38 = Dt 19:21, Es 21:23-25, e Lev 24:19-20). L’ultimo detto può riferirsi a Lev 19:17-18 che richiede l'amore del prossimo, ma non per l'odio dei nemici.

In ogni caso Gesù non viola la legge, ma intensifica le sue idee, estendendole ulteriormente nella stessa direzione. Non è male solo l’omicidio, ma è sbagliato anche un semplice atteggiamento di ostilità tra le persone. Desiderare con cupidigia una donna l’ha già ridotta alla condizione di una cosa, mentre la promiscuità mette semplicemente in azione una deumanizzazione. La restrizione mosaica che i divorzi dovevano  essere legalmente autenticati è intensificata fino al punto di mettere virtualmente al bando il divorzio. Giurare è necessario solo quando esiste la possibilità della menzogna , così  il comando contro il falso giuramento era concepito al fine di promuovere la verità. Gesù ha semplicemente esteso quell’intenzione , richiedendo costantemente la sincerità, rendendo quindi inutile il giuramento.  Gesù esalta al massimo la legge che cercava di limitare le punizioni vietando del tutto la punizione e anche al di là di quello obbligando la generosità verso un oppressore. Il comandamento di amare il prossimo è intensificato fino ad amare anche i nemici. Gesù, dunque, non presenta una legge radicalmente nuova , egli "compie" la legge rafforzando al massimo i suoi principi. A volte gli studiosi hanno fatto riferimento a queste sei affermazioni come "antitesi", perché sono state viste essere contraddizioni della legge di Mosè a cui Gesù fu immaginato di opporsi o rifiutare. Intese come intensificazioni, piuttosto che ripudi, le affermazioni sono più accuratamente definite "ipertesi".

Tuttavia, si noti che il Gesù di  Matteo fa questa intensificazione per mezzo della formula «ma io vi dico ..." , che denota un livello sorprendente di autorità - più grande di Mosè o di qualsiasi studioso contemporaneo della Torah (7:28-29 ). Come fa l'evangelista a capire questa autorità suprema di Gesù di insegnare la volontà di Dio ?  Certamente tale autorità è radicata nella identità di Gesù come Figlio di Dio, ma per Matteo c'è ancora qualcosa di più.

Dopo l'esecuzione di dieci miracoli, che potrebbero  essere il ricordo delle dieci potenti gesta che liberarono Israele dalla schiavitù egiziana (8:1-9:34), Gesù fa due osservazioni che sono in relazione con la sua propria identità, e, come si potrebbe sospettare,  devono essere comprese alla luce delle scritture di Israele.

11:16-19 “A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:’Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!’. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: ‘È indemoniato’. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: ‘Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori’. Ma la sapienza è stata riconosciuta
giusta per le opere che essa compie”.

11:28-30  “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

Entrambi questi passi si riferiscono alla Sapienza di Dio, una manifestazione femminile dell’ordine divino di Dio che appare in diversi libri della letteratura scritturistica sapienziale di Israele . Si notino in particolare questi riferimenti a lei:

Figlio, sin dalla giovinezza ricerca l'istruzione e fino alla vecchiaia troverai la sapienza. Accòstati ad essa come uno che ara e che semina, e resta in attesa dei suoi buoni frutti; faticherai un po' per coltivarla, ma presto mangerai dei suoi prodotti….. Ascolta, figlio, e accetta il mio pensiero, e non rifiutare il mio consiglio. Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi, il tuo collo nella sua catena. Piega la tua spalla e portala, non infastidirti dei suoi legami. Avvicìnati ad essa con tutta l'anima e con tutta la tua forza osserva le sue vie. Segui le sue orme, ricercala e ti si manifesterà, e quando l'hai raggiunta, non lasciarla. Alla fine in essa troverai riposo ed essa si cambierà per te in gioia. I suoi ceppi saranno per te una protezione potente e le sue catene una veste di gloria. Un ornamento d'oro ha su di sé e i suoi legami sono fili di porpora. Te ne rivestirai come di una splendida veste, te ne cingerai come di una corona magnifica….. Rifletti sui precetti del Signore, medita sempre sui suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo cuore, e la sapienza che desideri ti sarà data.
 (Siracide 6:18-19, 23-31, 37).

[La Sapienza dice:] “Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti, perché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi vale più del favo di miele. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete. Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà". Tutto questo è il libro dell'alleanza del Dio Altissimo, la legge che Mosè ci ha prescritto,eredità per le assemblee di Giacobbe.  (Siracide 24:19-24).

Avvicinatevi a me, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola. Perché volete privarvi di queste cose, mentre le vostre anime sono tanto assetate? Ho aperto la mia bocca e ho parlato: "Acquistatela per voi senza denaro. Sottoponete il collo al suo giogo e la vostra anima accolga l'istruzione: essa è vicina a chi la cerca. Con i vostri occhi vedete che ho faticato poco e ho trovato per me un grande tesoro”(Siracide 51:23-27).
 
Questi passaggi indicano la principale comprensione matteana di Gesù. Egli è la Sapienza Vivente di Dio . Egli porta con sé l'espressione compiuta della volontà di Dio , la Torah di Dio. Quelli che "vengono a lui" e prendono " il suo giogo su di loro" sperimenteranno il riposo e la gioia che vengono dal vivere in accordo con i disegni di Dio. Gesù come Sapienza di Dio ha ulteriori implicazioni per Matteo.

Nelle scritture dell’antico Israele, la Torah è spesso definita come il "giogo" a cui un membro dell’alleanza di  Dio con Abramo si sottomette con gioia. Notare come nella seconda citazione del Siracide su come la Sapienza di Dio si identifica con "il libro dell'alleanza del Dio Altissimo, la legge…” Gesù facendo riferimento al suo" giogo " ed essendo  presentato come Sapienza di Dio  viene anche concepito come la Torah di Dio venuta alla vita.

Inoltre, Siracide 24:1-12 descrive come la Sapienza ha attraversato tutta la creazione alla ricerca di un luogo in cui abitare. Sotto il comando di Dio ella" fissa la sua tenda" in Giacobbe; " Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion " (Sir 24:10). Il Gesù matteano, poi, è anche il tempio di Dio, il punto in cui Dio abita con il suo popolo (si ricordi Mt 1,23: "Dio con noi").
Tutte queste diverse immagini sono collegate tra loro. Nel tempio originale, l'arca dell'alleanza, contenente le tavole della legge, era collocata nel santuario sacro. Gesù come la Sapienza di Dio è la legge / Torà di Dio e il tempio in cui Dio risiede. Questo è il motivo per cui  Matteo così spesso parla di Gesù "che compie" la legge e i profeti -  egli è l'espressione suprema di tale legge. E 'anche il motivo per cui Gesù può proclamare: "Avete inteso che fu detto. . . ma io vi dico che ...." Gesù è l'incarnazione vivente della legge che la porta alla perfezione.

L'evangelista rafforza questa prospettiva con  vari passaggi nel capitolo seguente che utilizzano la formula "qualcosa di più grande di . . . è qui”. In risposta agli avversari che criticano i suoi discepoli che colgono delle spighe di sabato, Gesù afferma:" Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio”(12,6). Il Gesù di  Matteo è il tempio supremo in cui Dio dimora. Per questo egli è "Signore del sabato" (12:8). In quanto espressione vivente della volontà di Dio, Gesù procede poi ad insegnare autorevolmente che " Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene"(12:12).

Si potrebbe osservare che in tutta questa sezione del suo Vangelo, lo scrittore mostra costantemente i capi ebrei in opposizione attiva a Gesù, prendendo consiglio per ucciderlo (12:14). Tipicamente, Matteo vede questa ostilità come compimento delle Scritture.  Il suo tema collegato dell’importanza di Gesù  per i Gentili appare di nuovo in un riferimento a Isaia attraverso il quale Matteo indica che Gesù " annuncerà alle nazioni la giustizia …..nel suo nome spereranno le nazioni "(12:18,21). (Una volta di più, è importante rendersi conto che l'evangelista ha guardato indietro  partendo dalla sua esperienza di Gesù al fine di trovare idee applicabili in Isaia. Nessuno che guarda in avanti  dai commenti di Isaia  sul destino di salvezza dell'umanità  del popolo eletto di Dio,  anticiperebbe la loro connessione con un singolo individuo nel futuro. È attraverso la sua prospettiva post-resurrezione che Matteo ha percepito che Isaia è applicabile a Gesù).

Matteo continua a sviluppare la sua comprensione della natura di Gesù  raccontando di un avvenimento, in cui gli avversari domandano  un segno. Gesù risponde:

 «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta.
 Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
 Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona!
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!” (Mt 12:39 - 42) .

In effetti, il Gesù di Matteo ha presentato due "segni di Giona". Uno di essi è chiaramente basato  sull'esperienza post-resurrezione dello scrittore. L'altro  molto più probabilmente proviene dal ministero reale di Gesù, soprattutto dato che è così simile al "segno della regina del sud”. Entrambe quest’ultime  osservazioni dimostrano  la concezione matteana di Gesù.  Come l’ incarnazione della Torah di Dio, Gesù può parlare a nome di Dio in modo molto più fedele di qualsiasi altro profeta. Anche se la sapienza di Salomone fu favoleggiata in molte  terre, è di gran lunga superata dalla Sapienza di Dio incarnata.

E’ del tutto naturale che tale  cristologia, o approccio a Gesù, orientata alla sapienza si sia sviluppata per questo evangelista particolare. Egli è certamente ebreo come dimostra la sua riluttanza a fare riferimento al regno di "Dio". Non importandogli  di citare più volte il nome divino, egli preferisce usare l’ espressione regno del "cielo". Ovviamente ha molta familiarità con la Torah e le scritture di Israele, mostrando una conoscenza che ci si potrebbe aspettare da uno studioso. Infatti, egli potrebbe ben riferirsi a se stesso in 13:52 come uno “scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli…che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Non è sorprendente che una tale persona, che onora la Torah di Dio, applicherebbe questa prospettiva alla sua esperienza di Cristo. Gesù è visto come l'espressione suprema della legge, i cui perfetti insegnamenti devono essere seguiti. Questo punto di vista  influisce sulla   comprensione della Chiesa e del popolo ebraico da parte dell’autore  .

La chiesa costruita sulla roccia

Il Vangelo di Matteo è sempre stato tenuto in grande considerazione a causa del suo interesse   per la vita comunitaria della Chiesa. Tra tutti i Vangeli, il solo Matteo impiega il termine greco ekklesia, che significa "assemblea" o "Chiesa". Così come la cristologia di Matteo  è foggiata secondo l’eredità ebraica dell’evangelista, così lo è anche la sua ecclesiologia, la sua visione della Chiesa .
Poiché Gesù è stato presentato come la Sapienza /Torah di Dio incarnata, ci si può aspettare che l'assemblea di Gesù debba vivere secondo i suoi insegnamenti. La legge di Cristo deve essere applicata. Inoltre, tale legge deve essere autorevolmente interpretata e predicata dai capi  della comunità secondo le norme stabilite dal Gesù matteano:

Ora quando Gesù venne nella regione di Cesarea di Filippi, chiese ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” E dicevano: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Egli disse loro: " Ma voi, chi dite che io sia? ". Rispose Simon Pietro:" Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

E Gesù gli disse: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico : tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa [ekklesia], e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. (Mt 16:13-20).

[Gesù disse ai discepoli:] “In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” (Mt 18:18).

Il racconto matteano della “confessione di Pietro" è diverso dalla versione di Marco in molti importanti modi. Mentre in Marco Pietro esclamò semplicemente che Gesù era "il Cristo" (Mc 8:29), qui Gesù è anche identificato come "il Figlio del Dio vivente", un  titolo molto più elevato. La successiva risposta di Gesù a Pietro si trova solo nel Vangelo di Matteo. Oltre ad affermare che la conoscenza di Pietro è stato un dono di Dio, Gesù  rinomina Simone come Pietro, “la roccia” , su cui la Chiesa sta per essere costruita. Inoltre, Pietro  sta per  ricevere le "chiavi del regno", che gli danno il potere di "legare e sciogliere".  Infine, non vi è passaggio di titolo  da "Cristo" a "Figlio dell'Uomo", come in Marco. Invece per  il Gesù di Matteo è soddisfacente essere chiamato Cristo.

L'unicità della presentazione di Matteo, come anche l'uso del termine post-resurrezione ekklesia, indica che questo passaggio è stato modellato per trasmettere le convinzioni dell'evangelista su come la Chiesa dovrebbe funzionare. Non dovrebbe sorprendere che la comprensione della Chiesa dello scrittore è radicata nella sua eredità ebraica e modificata dalla sua concezione di Cristo come la Sapienza / Torah di Dio divenuta vita.

La facoltà di "legare e sciogliere" è un potere rabbinico che può avere due diverse, anche se collegate, applicazioni. Nella tarda tradizione rabbinica , i rabbini possono giudicare autorevolmente quegli insegnamenti e credenze a cui le persone sono "vincolate". Essi possono sostenere che la comunità deve affermare che talune dichiarazioni o altre idee sono opzionali. Ad esempio, ai tempi di Gesù tutti gli ebrei erano "legati" a credere che Dio è Uno, ma essi potevano decidere autonomamente se accettare o meno l'idea di una risurrezione generale dei morti.

Questo primo significato del potere di "legare e sciogliere" sembra essere operativo nelle parole di Gesù  a Pietro in Mt 16,19. Pietro è stato in realtà nominato  rabbino capo nella ekklesia di Gesù. Deve interpretare autorevolmente la legge perfezionata, proclamata dalla Sapienza Vivente di Dio.

La seconda applicazione rabbinica di "legare e sciogliere" si riferisce alla eventuale capacità dei rabbini di mantenere per le persone l’appartenenza alla comunità od esonerarle. Le persone che hanno rifiutato di comportarsi secondo la legge di Dio, potrebbero in definitiva essere "sciolte" o espulse dal gruppo. Successivamente, potrebbero essere riammesse o "legate" alla comunità una volta ancora. Questo appare  essere il senso della affermazione di Gesù in 18:18. I discepoli come gruppo hanno l'autorità di regolamentare la condizione di membro nella Chiesa. (Si noti come Matteo descriva i  discepoli molto più favorevolmente di quanto ha fatto Marco . Egli ammorbidisce o elimina il materiale marcano più negativo. Questo è a causa di scopi e interessi differenti).

E’ importante considerare i versetti immediatamente precedenti a 18:18. In essi l'evangelista indica che il potere di "sciogliere" deve essere usato solo come ultima risorsa:

“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” ( Mt 18:15-18).

Ancora una volta l'uso dei termini cristiani ekklesia  e "fratello" indica che lo scrittore sta affrontando  problemi nella propria comunità. Egli sta affermando che i capi della chiesa matteana hanno la capacità di parlare in modo definitivo sulla condizione di membro nella comunità. Forse ci sono alcuni che stanno provocando al peccato i “piccoli”  nella chiesa di Matteo (18:6). Essi stanno dicendo o facendo cose che lo scrittore percepisce come tentazioni (18:7 ss). Questo potrebbe essere lo stesso gruppo denominato come  "lupi travestiti da agnelli" in 7:15-20. Egli li avverte che le loro agitazioni possono eventualmente regolate con lo “scioglierli” dalla comunità ,ma solo quando tutto il resto fallisce.

La preoccupazione dell’evangelista per la correttezza giuridica potrebbe sembrare indicare un atteggiamento di freddo legalismo. Ma lo scrittore è molto attento a sottolineare la priorità assoluta del perdono all’interno dell'assemblea di Cristo. Egli conclude il capitolo 18, che è stato descritto come una istruzione sulla vita della comunità cristiana, sottolineando la riconciliazione. Dopo che Gesù comunica ai suoi discepoli la loro responsabilità di "legare e sciogliere", Pietro chiede quante volte  un "fratello" debba essere perdonato (18:21). Gesù risponde che un fratello deve essere perdonato, in effetti, un numero illimitato di volte. L'evangelista quindi inserisce la parabola del servo che non perdona, culminante con l'idea che Dio punirà ognuno che "non perdona di cuore il fratello" (18:35).
La preoccupazione prioritaria di Matteo per il perdono all'interno della comunità ecclesiale può essere vista in un passo precedente nel capitolo 5, in cui il Gesù di Matteo stava  intensificando la tradizione ebraica per mezzo delle sei ipertesi. Dopo aver indicato che la semplice ira contro un fratello, non solo l'omicidio, era condannabile, Gesù dichiara:

“Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (5 :23-24).

E 'difficile non vedere in questi versetti una dichiarazione rivolta direttamente alla comunità dell’ evangelista. Lo scrittore sembra di ritenere  che il culto (e il culto di Matteo era, naturalmente, l'Eucarestia) non dovrebbe aver luogo se non è presente l'armonia reciproca tra tutti i membri della comunità. La legge di Cristo è soprattutto una legge dell’ amore.
Come altri studiosi ebrei della Torah, Matteo è consapevole del pericolo di enfatizzare la “legge”. Essa può diventare fine a se stessa. Egli, quindi, sottolinea l'amore e il perdono, che sono al centro della legge perfezionata, insegnata dalla Sapienza Vivente di Dio. Egli ripete anche il monito del Vangelo di Marco che quelli in possesso di autorità devono usare il loro potere come servizio, non per dominare:

Ma Gesù li chiamò a sé e disse:  “Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono.Tra voi non sarà così; ma ….chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (20:25-28).

E così, abbiamo visto che la concezione della Chiesa dell’evangelista deriva dalla sua comprensione , basata sull’ebraismo, di Gesù come la Sapienza Vivente di Dio. La Chiesa è quella comunità di persone impegnate a vivere la Torah perfezionata di Cristo, una legge di amore e di perdono. Essi sono guidati da capi che hanno l'autorità, su modelli rabbinici, di interpretare quella legge. Questi capi esercitano la loro autorità come un servizio, non per dominare, e "perdono" i membri della comunità solo come ultima risorsa.
E’ plausibile che la comunità ecclesiale dell’evangelista  sia tormentata da qualche tipo  di agitazioni interne. Ci sono membri che potrebbero disturbare la fede degli altri, e alcuni  apparentemente rifiutano di regolare le controversie con i membri con cui stanno disputando. Lo scrittore è dunque di fronte ad una situazione molto diversa dalla persecuzione che affligge la comunità marcana  almeno un decennio prima. Egli risponde enfatizzando  la legge del perdono rivelata dalla Sapienza Vivente  di Dio.

La Sinagoga e la Chiesa

Anche se l'evangelista è molto preoccupato per la riconciliazione all'interno dell’assemblea ecclesiale, gli eventi che si verificano nel momento in cui sta componendo il suo Vangelo lo inducono ad avere un punto di vista in qualche modo diverso nei confronti di alcuni ebrei che non sono membri della sua comunità. Dopo la distruzione romana di Gerusalemme nel 70, i capi ebraici che erano sopravvissuti furono posti di fronte alla sfida di seguire la Torah di Dio in un mondo senza un Tempio. Di tutti i vari gruppi e partiti all'interno del giudaismo ai tempi di Gesù, erano soprattutto i Farisei che erano già orientati verso questo compito, in quanto un aspetto del movimento farisaico sembra quello di aver cercato di rendere la vita quotidiana, anche a grande distanza da Gerusalemme, santa come ci si trovasse fisicamente nel Tempio, sopravvissuto alla distruzione della guerra.

Dato che interpretarono la legge per rispondere a questa nuova situazione, alcuni Farisei sentirono che dovevano delineare con chiarezza ciò che costituiva l’autentico insegnamento ebraico, soprattutto in contrasto con quelli che avevano fatto precipitare la rivolta. Essi così entrarono in conflitto con alcuni ebrei che era divenuti parte di vari movimenti e sette. Uno di questi gruppi con cui ebbero da combattere furono gli ebrei nelle assemblee di Gesù Cristo.  Lo scrittore del Vangelo di  Matteo è chiaramente impegnato in una disputa con altri ebrei locali sulla corretta interpretazione delle tradizioni ebraiche. Egli insiste sul fatto che la legge è stata autorevolmente reinterpretata e perfezionata dalla Sapienza di Dio, e che gli autentici capi  ebrei dovrebbero riconoscere quel fatto. In competizione  per la supremazia nella comunità ebraica nel vuoto di potere causato dalla distruzione del Tempio, Matteo considera i rivali farisaici come ipocriti e illegittimi.

Questo dibattito in corso con i contemporanei della sua sinagoga (tra l’altro, una parola greca praticamente sinonimo di assemblea o ekklesia) dà una completa colorazione al Vangelo di Matteo. Si considerino questi brani dal Discorso della Montagna:

5:20 “Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.

6:1-6 ”State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.”

6:16-18 “E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.”

I riferimenti alle sinagoghe suonano, come se Gesù stia parlando  a persone che non frequentano quelle case ebraiche di preghiera. Gli Ebrei nella ekklesia matteana  non possono  più partecipare ad altre sinagoghe ebraiche , ma questa dinamica ha poco senso nel ministero di Gesù, che era chiaramente un pio ebreo osservante della Torah. Chiaramente, queste affermazioni stanno producendo delle polemiche. Se presa alla lettera, l'ingiunzione di pregare solo in segreto, in pratica eliminerebbe qualsiasi culto comunitario ! Anche se Gesù era in conflitto con vari gruppi durante il suo ministero, come sarà esaminato più tardi, la raffigurazione di Matteo di questi conflitti è delineata secondo le sue dispute con la sinagoga degli anni '80.

Questo principio è anche evidente in questi passi:

12:30-32 [Ai farisei che lo accusano di essere d’accordo con Satana, Gesù risponde:]”Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro.”

15:6-9 “Così avete annullato la parola di Dio con la vostra tradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: ‘Questo popolo mi onora con le labbra,ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto,insegnando dottrine che sono precetti di uomini’ ”.

Nonostante la sua enfasi sulla riconciliazione e la misericordia, l'evangelista scrive che parlare contro lo Spirito Santo è imperdonabile per sempre. L'uso del termine "Spirito Santo" in questo modo è un segno del passaggio del contesto Chiesa post-resurrezione. Coloro che stanno bestemmiando contro lo Spirito Santo sono i contemporanei farisaici  di Matteo, che, sostiene l'evangelista, stanno sostituendo le proprie tradizioni alla  volontà di Dio.

Il livello della controversia aumenta drammaticamente  in occasione dell’arrivo di  Gesù a Gerusalemme. Una peculiarità di  Matteo è evidente nella sua presentazione dell'entrata di Gesù in città. Tipicamente, lo scrittore nota che la venuta di  Gesù  compie le scritture di Israele :

“Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma” ( Mt 21:5, citando Zc 9,9). L'evangelista apparentemente stava usando una traduzione greca, perché l'originale ebraico non comprende la parola "e". Piuttosto, la frase è un tipico esempio di parallelismo ebraico "... montato su un’asina, un puledro figlio di un’asina." Il evangelista, comunque,  ha sempre davanti Gesù  che “compie” la scrittura in modo letterale, e così egli descrive che “I discepoli ….. condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere” (21:6-7). Questa scena un po’ umoristica di Gesù in qualche modo a cavallo tra due animali di dimensioni diverse è unica di Matteo. Essa mostra come  funziona la mente dell’evangelista oltre ad essere un'ulteriore indicazione della sua formazione  come scriba.

Più importanti, però, sono le scene che seguono. Nel tempio, Gesù è avvicinato dai sommi sacerdoti e dagli anziani che chiedono di sapere con quale autorità egli agisce. Dopo averli confusi con un indovinello, Gesù presenta due  devastanti parabole :

“Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”.Risposero: “Il primo”. E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

“Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?”. Gli risposero: “Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo”.
Gesù disse loro ... “Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”. (21,28-31, 33-41, 43).

In linea con la sua precedente osservazione circa i farisei  che sostituiscono le proprie tradizioni alla volontà di Dio,  Gesù informa i sommi sacerdoti e gli scribi che sono come un figlio che pratica verso suo padre una devozione finta ma ignora i suoi desideri. Ancora più indicata è la parabola dei contadini malvagi. La convinzione di Matteo che la corrotta leadership ebraica è stato sostituita è esplicitamente indicato. La prospettiva post-resurrezione dell'evangelista è chiara. Il figlio del padrone di casa (Gesù, Figlio di Dio) viene ucciso dai contadini malvagi (gli attuali capi ebraici) al di là delle mura del vigneto (fuori di Gerusalemme). Di conseguenza, i contadini diabolici sono messi a morte (la distruzione di Gerusalemme nel 70?) e gli altri contadini  (ebrei credenti in Gesù) sono stati assunti. L’atteggiamento di Matteo verso i suoi compagni ebrei che non riconoscono la Signoria di Gesù è evidente. Ai suoi occhi, la emergente leadership farisaica non è più autentica perché si è rifiutata di prestare ascolto all'insegnamento di Gesù.

 La convinzione  dell’evangelista che i precedenti (o emergenti) capi ebraici sono stati soppiantati dai credenti in Cristo è ribadita dalla parabola che segue immediatamente:

E di nuovo Gesù parlò loro in parabole, dicendo: “Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”.Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali”. (22:1-10).

Ancora una volta, la prospettiva dell'evangelista degli anni '80 è evidente. Il versetto in corsivo è chiaramente un riferimento alla distruzione di Gerusalemme nel 70 da parte dei Romani. Lo scrittore crede che la caduta della città è un segno della collera di Dio verso quei capi che non credettero alle parole del suo Figlio. Gli '"indegni" capi ebrei perciò, perdono i loro posti al tavolo del banchetto a favore degli ebrei e Gentili provenienti dalle strade e dai crocicchi delle strade.

Dovrebbe essere citata a questo punto una sezione importante del processo matteano di Gesù.  Questi versetti sono presenti solo nel Vangelo di Matteo, e  di nuovo  dimostrano i sentimenti dello scrittore verso i capi ebrei al di fuori delle chiese ebraiche.

Così, quando Pilato  vide che non stava ottenendo nulla , anzi che stava cominciando una sommossa, prese dell'acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: “Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi! “. E tutto il popolo rispose: “Il suo sangue ricada su noi e sui nostri figli!” Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso  (27:24-26).

Avendo Pilato lavatosi  le mani della faccenda, l'evangelista rimuove da lui la colpa per la morte di Gesù da lui e la mette in pieno sulle spalle di "tutto il popolo" che era stato sviato dai loro capi corrotti.
Ci sono molti gravi motivi per dubitare della storicità di questa scena compresa la sua unicità per Matteo, l'improbabilità che quelle numerose persone fossero disposte a fare tali affermazioni, e in base a informazioni storiche conosciute sul carattere di Pilato. Ma deve essere affermato con enfasi che Matteo non ha intenzione di ritenere tutto il popolo ebraico colpevole della morte di Gesù. Paragonando i suoi rivali farisaici contemporanei con la leadership sacerdotale del tempo di Gesù,  Matteo sta raffigurando cosa accade quando le persone seguono capi illegittimi. Egli sta sostenendo che gli ebrei dell’ekklesia, a causa della loro interpretazione della Torah basata su Gesù, sono gli unici capi ebraici nel periodo post-Tempio. Il linguaggio di Matteo deve essere inteso come emergente da questo contesto polemico.

I Gentili nella Chiesa di Matteo

C'è un altra caratteristica della  comunità di Matteo che deve essere notata. Anche se egli ritiene che i Farisei (quelli non di Gesù)  non meritano di essere dei capi nel giudaismo post-Tempio, l'evangelista venera la Torah, in particolare la Torah perfezionata di Cristo. Di conseguenza, è probabile che egli ritenga che i Gentili nella ekklesia  debbano osservare la Torah in qualche modo. Egli sembra di essere in disaccordo con quelli che  sostengono che i Gentili dovrebbero ignorare la legge di Mosè:
 
5:17-19  “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande  nel regno dei cieli.”

5:46-47  “Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?”

6:7 “Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole.”

7:6 “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.”

10:5-6 Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele.”

15:24-27  Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. Ma quella[la donna cananea] si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”.Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.

Questi riferimenti indicano diverse cose. In primo luogo, il Gesù di Matteo sostiene la Torah anche se la compie. Il suo ministero, e quello dei suoi discepoli, era limitato a Israele. I  Gentili sono generalmente considerati come cani e maiali che gli ebrei non dovrebbero mai imitare. Essi non meritano di ricevere gli insegnamenti celesti e le credenze sacre.
L'evangelista crede che i Gentili  abbiano beneficiato della venuta di Gesù  a causa del rifiuto di molti ebrei di prestare ascolto. Durante tutto il suo Vangelo, egli ha indicato che la venuta di Gesù  è di importanza universale. Ma questo non significa che i Gentili dovrebbero ignorare la legge santa o calpestarla sotto i piedi. Notare la finale che Matteo ha aggiunto alla parabola degli ospiti invitati al banchetto di nozze:

22:11-14     Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Anche se Matteo sostiene che i Gentili dovrebbero essere ammessi nella Chiesa, devono venire ben vestiti. Essi devono osservare la Torah in qualche modo.
Questa idea ha un grande significato se il Vangelo fu davvero scritto in Antiochia, come molti studiosi sospettano. Sappiamo da Gal 2:11-14 che Pietro e Paolo discussero  pubblicamente ad Antiochia intorno all'anno 50  se i Gentili avevano bisogno di osservare le restrizioni dietetiche per condividere la Cena del Signore con i Gentili credenti. Sembra che Paolo perse la discussione  perché partì rapidamente per un viaggio missionario. Se la Chiesa in Antiochia, a differenza della chiesa di Marco, ha come abitudine di attendersi che i Gentili  seguano almeno in minima parte le regole dietetiche , il Vangelo di Matteo continua quella tradizione. Anche se per Matteo i capi ebrei precedenti  sono stati soppiantati, la legge di Dio dura e non deve essere trattata con leggerezza dai  pagani in arrivo.

La costante presenza di Gesù

Lo scrittore conclude il suo Vangelo, portando a termine  uno dei suoi propri passi di apertura.  In 1:23 lo scrittore aveva dichiarato che Gesù sarebbe stato conosciuto come "Dio con noi".

Ora gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che  Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, ma alcuni dubitarono.  E Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (28:16.20).

La Sapienza di Dio glorificata parla ancora ai suoi discepoli su una montagna, istruendoli che ora devono insegnare a tutto il mondo la Torah  perfezionata che ha dato loro. I Gentili sono da includere, ed  è codificata la  formula battesimale della  comunità di Matteo. I credenti adorano il  loro Signore come divino, anche se vi è del dubbio da parte di alcuni. Non è chiaro a chi questo dubbio si riferisce: Alcuni dubitano della divinità di Gesù? Che è risorto? Che i Gentili dovrebbero essere ammessi? Non vi è accordo su tale questione.

In modo ancora più significativo, alla chiesa di Matteo viene assicurato che Gesù rimane con loro, anche se non è ancora ritornato nella gloria. Questo è in grande contrasto riguardo la comunità di Marco che si era sentita abbandonata e ansiosamente aspettava l’imminente ritorno del Signore. Matteo non si aspetta che Gesù torni presto. C'è del lavoro da fare. Il suo insegnamento deve essere predicato in tutto il mondo. Gesù è con i suoi seguaci mentre essi svolgono questo compito.

In qualità di esperto ebreo, lo scrittore del Vangelo di Matteo, ha prodotto una potente immagine di Cristo. A differenza di Marco, che ha sottolineato che Gesù può essere compreso solo testimoniando la sua sofferenza e morte, Matteo mette in evidenza  Gesù come la Sapienza / Torah di Dio fatta vita.  Coloro che eseguono i suoi insegnamenti di perdono e  misericordia sono veramente figli di Dio. Essi diffonderanno la buona novella dovunque, sicuri che Gesù è con loro dato che  osservano i suoi comandamenti.

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Traduzione dall'originale in inglese di Maria Brutti

La scrittura dei vangeli 1 - Introduzione
 Il Figlio dell’Uomo sofferente: il ritratto di Gesù in Marco
Il Salvatore che guarisce e riconcilia: il ritratto di Gesù in Luca

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Philip A. Cunningham, Ph.D.

Professore e direttore dell’ Institute for Jewish-Catholic Relations della Saint Joseph's University di Philadelphia; membro del Council of Centers on Jewish-Christian Relations, del Christian Scholars Group on Christian-Jewish Relations, dell’International Council of Christians and Jews (secondo vice-presidente), della Catholic Biblical Association of America e webmaster di Dialogika, sito di risorse sulle relazioni ebraico-cristiane (http://www.ccjr.us/dialogika-resources)

Un sentito ringraziamento al professor Cunningham per aver messo a disposizione di Bibbiaparola.it il materiale tradotto in italiano.