Articolo: Il Figlio dell’Uomo Sofferente: il ritratto di Gesù in Marco

18/11/2013         7487

Prima di iniziare questo saggio, sarebbe utile leggere tutto il Vangelo di Marco dall'inizio alla fine, in una sola volta se possibile. Ciò eviterebbe di occuparsi di questo evangelista in modo frammentario, e renderebbe più evidente il suo stile personale. Potrebbe essere utile  tenere a portata di mano  lo schema del Vangelo fornito di seguito e prestare particolare attenzione ai seguenti punti:

1. il ritmo della narrazione
2. ciò che Gesù sta facendo per la maggior parte del tempo
3. il contenuto della predicazione di Gesù 
4. la sequenza in cui i vari avvenimenti  si verificano
5. la rappresentazione dei discepoli
6. gli appellativi che sono dati a Gesù e da chi sono dati

Schema del Vangelo di Marco

I. LE ATTIVITA’ DI GESU’ PRODUCONO  TIMORE MA NESSUNO PERCEPISCE IL LORO REALE SIGNIFICATO

A. Gli inizi del ministero di Gesù '[1: 1-15]
Riassunto di transizione [1:14-15]: dopo l'arresto di Giovanni Gesù inizia a predicare il Vangelo
B. Gesù parla e agisce con autorità [1:16-3:12]
Riassunto di transizione [3:6-12]: i nemici cospirano per distruggere Gesù; grandi folle lo circondano; i demoni sono continuamente messi a tacere
C. Gesù incontra una disapprovazione diffusa [3:13-6:6]
Episodio di transizione [6:1-6]: Gesù viene respinto a Nazaret, egli  si sposta in altri  villaggi insegnando
D.  Anche i discepoli non lo comprendono [6:7-8:26]
Episodio di transizione [8,22-26]: guarigione graduale di un cieco 

II. LA MORTE DI GESU’ MOSTRA IL VERO SIGNIFICATO DELLA SUA MESSIANICITA’ E FA DA MODELLO ALL’AUTENTICO DISCEPOLATO

A. Gesù parla della sua morte e di come essere suo seguace [8:27-10:52]
Episodio di transizione [10:46-52]: la guarigione del cieco Bartimeo
B. Conflitto in Gerusalemme [11:1-12:44]
Episodio di transizione [12:41-44]: la vedova che dà tutto quello che ha
C. La fine dei tempi [13:1-14:11]
Episodio di transizione [14:1-11]: le autorità  vogliono la morte di  Gesù; una donna unge Gesù; le autorità complottano con Giuda
D. Il racconto della Passione [14:12-16:8]
Episodio conclusivo [16:1-8]: le donne scoprono il sepolcro vuoto, ma per paura non lo dicono a nessuno.

Una storia sorprendente

Un modo per comprendere le intenzioni dell'evangelista è quello di considerare il modo in cui ha incorporato nella sua narrazione diverse tradizioni su Gesù.
Una evidente caratteristica strutturale del Vangelo è che esso è diviso a metà, essendo il punto di mezzo  i versetti 8:27-30 sgg., la scena ora conosciuta come la confessione di Pietro.
Prima di questo passo, vi è una grande enfasi  su Gesù come taumaturgo. Nella prima metà del Vangelo si verificano circa quindici miracoli individuali (e di molti altri si accenna in modo generico) mentre solo quattro o cinque accadono  nella seconda metà.
Gli avvenimenti nei primi otto capitoli del Vangelo sembrano correre a gran velocità a causa dell’uso frequente della  parola greca "subito" o "immediatamente". Il termine appare quindici volte prima di 8:27, ma solo due volte in seguito.
In modo ancora più importante, anche se Gesù svolge molte gesta mirabili nei capitoli di apertura del Vangelo,  le sue azioni e le sue parole producono solo perplessità e meraviglia, non la fede:

1:22   Ed erano stupiti del suo insegnamento perché egli  insegnava loro come uno che ha autorità ….
1:27   “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”.
2:12   Tutti erano meravigliati  e  glorificavano Dio, dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.
4:41   Ed  erano presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.
5:20   … e tutti erano meravigliati
5:42   ..  Essi  furono presi da grande stupore.
6:2     “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?”
6:51   E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
7:18   “Così neanche voi siete capaci di comprendere?"
7:37   e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.
 8:4    “Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”. [dopo aver aiutato a sfamare i cinquemila in 6:41]
8:21   “Non comprendete ancora?”
10:32 Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme ….. ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
11:18    ... tutta la folla era stupita del suo insegnamento.
12:17   E rimasero ammirati di lui.

Questa serie di reazioni sconcertate è concentrata in particolare nella prima metà del Vangelo, così come lo sono i miracoli . Solo tre degli avvenimenti di cui sopra avvengono dopo la scena fondamentale 8:27.
Il senso di perplessità umana è intensificato da numerosi avvenimenti quando ai demoni è vietato di gridare la loro percezione dell'identità di Gesù . Anche se questi demoni sembrano possedere una consapevolezza soprannaturale su Gesù, gli unici che traggono beneficio dalla loro conoscenza sono i lettori. Come il coro in una tragedia greca, le dichiarazioni dei demoni non hanno alcun effetto sull’azione che sta accadendo.  Ma le loro costanti esclamazioni  ribadiscono ai lettori di  Marco la vera natura di Gesù che elude tutti i caratteri umani nella narrazione del Vangelo. Ancora una volta, notare che tutti questi avvenimenti accadono prima del passo centrale 8:27:

1:23-25  Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”.E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”.
1:34        Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
3:11-12  Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
5:7         e, urlando a gran voce, disse: “Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio [!], non tormentarmi!”.

Non solo le grida dei demoni sono progressivamente intensificate nella loro importanza (da "Santo di Dio” a "Figlio di Dio" a "Figlio del Dio Altissimo"), ma il lettore ha già  incontrato due affermazioni aggiuntive sull’ identità di Gesù .  Il Vangelo si è aperto con le parole  “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (1:1), e al suo battesimo una voce dal cielo ha detto a Gesù:  “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.  (1:11).

È significativo che nessuno dei contemporanei di Gesù ha sentore di queste cose nel racconto

- solo il lettore beneficia della conoscenza post-resurrezione dello scrittore sulla sua identità. Quelli che non hanno ancora sperimentato la sua morte e  resurrezione  sembrano essere incapaci di queste intuizioni. Quasi tutti nel Vangelo sono apparentemente attratti da Gesù solo perché è così sorprendente, ma il loro stupore non porta oltre. Alcuni hanno la fede che Gesù può guarire, ma non percepiscono chi egli è veramente, cosa che per Marco è di importanza primaria.

La mancata percezione

L'evangelista comprende con attenzione quasi ogni gruppo immaginabile tra coloro che rifiutano Gesù o non lo approvano o semplicemente non lo capiscono.  Già in 3:6, i Farisei e gli Erodiani tramano per distruggerlo. La sua famiglia viene a prendersi cura di Gesù, perché la gente sta dicendo che egli è fuori di sè (3:20-22, 31-34).  Gli scribi lo accusano di essere coinvolto in una alleanza satanica (3:23-30).  I Gentili Geraseni  gli chiedono di lasciare il loro territorio (5:17) e i compaesani di Nazaret  si scandalizzano di lui (6:3).
Perfino i suoi propri discepoli non lo comprendono. In effetti, l'evangelista di Marco li ritrae in modo più negativo che qualsiasi altro scrittore del  Vangelo. I loro difetti sono aggravati perché sono ripetutamente i destinatari di ammaestramento personale da parte di Gesù.

4:10-11    Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole.  Ed egli diceva loro: “A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole”
4:33-34  Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
7:17-18  Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: “Così neanche voi siete capaci di comprendere?”
9:28               Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: “Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?”.
10:10     A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.

Nonostante questo ammaestramento personale, i discepoli  non comprendono Gesù  meglio di chiunque altro. L’esempio più estremo della loro ottusa comprensione si verifica in relazione alle due miracolose distribuzioni di cibo alla moltitudine. Anche se avevano distribuito i pani e i pesci moltiplicati a cinquemila persone (6:41), essi non possono immaginare come quattromila stiano per essere sfamate solo due capitoli più tardi (8:4).  Peggio ancora, poco dopo questa seconda distribuzione di cibo essi  discutono tra loro  quando  si rendono conto di aver preso con sè sulla barca  solo una pagnotta di pane  (8:14-16) ! Sembra essere un Gesù esasperato che chiede : “Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?” (8:17-18).

Per riassumere ciò che è stato rilevato finora, Marco sembra aver deliberatamente diviso il suo Vangelo a metà. La maggior parte dei miracoli di Gesù si verificano in rapida successione nella prima metà, e anche se si osserva che egli insegna spesso, sono dedicate più parole a descrivere le sue gesta mirabili che a raccontare la sua predicazione. Mentre il lettore si rende conto da diverse fonti, in particolare dai  demoni che se ne accorgono, che Gesù è il Figlio di Dio, questa consapevolezza post-resurrezione non appare chiara ai testimoni sul  ministero di Gesù . Le folle entusiaste, che a volte rendono impossibile a Gesù di mangiare un pasto decente (3:20), sono apparentemente interessate solo alle sue guarigioni e agli esorcismi. Si meravigliano per  i suoi insegnamenti, ma non li cercano. I Farisei, scribi, Erodiani, la sua famiglia, gli amici, i paesani, e i Gentili Geraseni tutti si oppongono a Gesù in un modo o nell'altro. I discepoli sono particolarmente ottusi anche se hanno avuto il beneficio di spiegazioni personali  da parte di Gesù .

Tutto questo ci porta al passaggio cruciale 8:27-30, la scena in cui Gesù pone ai discepoli direttamente la questione che ha confuso tutti (tranne il lettore) fino a quel punto -  la questione della sua identità.

Il Figlio dell'uomo deve soffrire

Immediatamente prima di presentare la scena che ha finito per essere chiamata "la confessione di Pietro", Marco descrive una singolare guarigione di un uomo cieco in 8:22-26. La cura è insolita in quanto si verifica gradualmente, non immediatamente. Dopo un’ iniziale imposizione delle mani di Gesù su di lui, il cieco può solo vedere in modo indistinto (8:24). A seguito di una seconda imposizione delle mani, la sua vista è completamente ripristinata.

Non è certamente un caso che Marco presenta questo episodio circa l’arrivo graduale e imperfetto della percezione proprio prima che  Pietro faccia l’ osservazione penetrante, anche se incompleta, , "Tu sei il Cristo"(8:29). Questa è la prima volta nel Vangelo che un qualsiasi carattere umano ha detto qualcosa di questo tipo, ma come per i demoni che avevano fatto dichiarazioni ancora più intense, Gesù non permette che tali idee siano ampiamente proclamate (8:30). Invece egli trascura il titolo che Pietro gli ha dato  parlando invece immediatamente  del  "Figlio dell' Uomo", l'unico titolo che Gesù usa per se stesso nel Vangelo di Marco.

Mc 8:31 introduce un pensiero del tutto nuovo nella narrazione del Vangelo, l'idea che il Figlio dell’Uomo soffrirà,  sarà  respinto, e sarà ucciso. Fino a questo punto, l'attenzione  è stata concentrata su Gesù taumaturgo, che rimane un mistero per tutti. Ma ora, in questo fondamentale versetto, appare il concetto che dominerà  il resto del Vangelo -  il Figlio dell' Uomo soffrirà e morirà.
Nella sezione successiva del Vangelo, Gesù farà un totale di tre cosiddette  "predizioni della passione ", ed esse  diverranno via via più  dettagliate:

8:31          E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
9:31          “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”.
10:33-34  “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà”

Tenendo presente le tre fasi della tradizione evangelica, si potrebbe fortemente sospettare che queste  predizioni (soprattutto l'ultima) siano state scritte successivamente con il punto di vista post-resurrezione della Chiesa primitiva. Tale sospetto è confermato dalla tradizione non sinottica nel Vangelo di Giovanni, che anche raffigura  Gesù che fa  tre predizioni della passione , ma in un modo che riflette molto di più aspetti teologici:

3:14          E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
8:28          “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato”.
12:32        “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”.

Sembrerebbe che Gesù, nel suo ministero storico, sapesse che la morte era probabilmente il suo destino, e comunicasse questa conoscenza ai suoi seguaci assieme alla convinzione che Dio lo avrebbe alla fine giustificato. Dopo aver sperimentato la sua morte e risurrezione, questi seguaci ricordarono le predizioni di Gesù e predicarono come Gesù  rimase fedele alla sua missione anche di fronte alla morte (vedi  Fil 2:8, per esempio). La valutazione realistica di Gesù del suo destino (durante il suo ministero nei primi anni '30 ) è poi espressa dagli evangelisti ( che scrivono  negli anni '70, '80 o '90) nei  termini delle percezioni teologiche post-resurrezione della Chiesa. Gli scrittori dei Vangeli usano le predizioni per rivelare il significato della morte di Gesù (come Giovanni 12:32, “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”) . Come ha utilizzato l'autore del Vangelo di Marco le tradizioni delle predizioni  che ha ricevuto?

Ogni volta che Gesù parla della sua prossima passione e morte, Marco delinea alcune incomprensioni o un  comportamento negativo che si verifica, che  richiede a Gesù di spiegare ulteriormente ai suoi discepoli tutto ciò che significhi essere un suo seguace:

8:31-32a     Prima predizione della passione
8:32 b-33    Pietro prende Gesù in disparte e protesta con lui.
8:34-9:1      “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.”  (v. 34).
9:30-32       Seconda predizione della passione
9:33-34       I discepoli discutono  su chi tra loro è il più grande.
9:35-37       Chi vuol essere il più grande deve essere il servo di tutti e anche accogliere i bambini.
10:32-34     Terza predizione della passione
10:35-41     I due figli di Zebedeo chiedono di  essere luogotenenti di Gesù nel Regno; gli altri discepoli si indignano.
10:42-45     Non dovete  essere prepotenti come i padroni pagani, dovete  essere schiavi di tutti perché “Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.(v. 45).

Tale splendida affermazione è intesa dall'evangelista  dimostrare che, così come Gesù fu servo e schiavo di tutti con la sua sofferenza, così anche i suoi seguaci devono essere schiavi e servi di tutti ed essere disposti a soffrire. Un tale messaggio sarebbe particolarmente attinente alla comunità ecclesiale di Marco , se era davvero alle prese con persecuzione e  dolore come ritiene la maggior parte degli studiosi.

Si noti, inoltre, come persiste  il tema della incomprensione dei discepoli. Fin dall’iniziale variazione di denominazione dal “Cristo” di Pietro al  “Figlio dell'uomo" di Gesù, l'insegnamento della messianicità sofferente non viene accettato. Pietro apparentemente tenta di dissuadere Gesù dalla sofferenza  (8:32 b); poco dopo aver sentito l’affermazione di essere servi di tutti, i discepoli si contendono il titolo di "più grande" (9:33-34), e Giacomo e Giovanni sono ambiziosi (e apparentemente, per la loro indignazione, lo sono anche tutti gli altri) per il potere e la gloria (10:37,41).

Tra le scene della predizione della passione, l'evangelista ha inserito altri avvenimenti che accentuano l'incapacità dei discepoli di assimilare l'insegnamento di Gesù. Questa intera sezione del Vangelo esprime in vari modi la convinzione fondamentale dell'evangelista: il vero significato di Gesù , la natura della sua messianicità, e il significato del discepolato possono essere percepiti solo  sperimentando la sofferenza di Gesù , la morte e la resurrezione. Si noti come lo scrittore ha sapientemente organizzato i suoi materiali in questa sezione:

8:22-26       guarigione per gradi del cieco di Betsaida
8:27-9:1      ciclo della prima predizione della passione
9:2-29         Gesù è trasfigurato, i discepoli non riescono a esorcizzare uno spirito muto
9:30-37       ciclo della seconda predizione della passione
9:38-10:31 i discepoli si lamentano di uno strano esorcista; una discussione sul divorzio; i discepoli respingono  i bambini; discussione sulla ricchezza
10:32-45     ciclo della terza predizione della passione
10:46-52     guarigione del cieco Bartimeo

Dopo aver ascoltato sul prendere la propria croce e seguire Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni sono portati su un monte dove  vedono Gesù nella gloria (9:2-3). Nonostante quello che hanno visto e quello che è stato loro insegnato sia pubblicamente che personalmente, i discepoli "erano spaventati" (9:6). Quasi a sottolineare che essi devono iniziare a prestare attenzione a ciò che Gesù stava dicendo sulla sofferenza, una voce dal cielo riconosce chi è Gesù e che cosa Pietro, Giacomo e Giovanni dovrebbero fare: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo! "(9:7 corsivo aggiunto). L'episodio si conclude con Gesù che dice ai tre di non parlare a nessuno di ciò che è accaduto fino a quando il Figlio dell'Uomo non sia risorto dai morti. Essi sono sconcertati su cosa questo possa significare (9:9-10), anche se Gesù l’aveva già spiegato in precedenza (in 8:31). Né la gloria di Gesù  né la sua identità, né la sua missione possono essere compresi  fino all’esperienza della sua sofferenza, morte e resurrezione.

Dopo il ciclo della seconda predizione della passione, con il suo insegnamento sull’essere servi e sull’accettare i bambini, i discepoli sono gelosi di un esorcista che ha successo non appartenente al loro numero (9:38-41; ricordano che sono stati incapaci di esorcizzare uno spirito muto in 9:17). Poi essi cercano di impedire ai bambini di venire a Gesù (10:13), non solo non capiscono,  ma fanno l’esatto opposto di ciò che Gesù ha insegnato! Indignato, Gesù li rimprovera, dicendo: “In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” (10:15, riecheggiando il bambino di cui si parla in 9:36-37).

Il ciclo della terza predizione della passione è seguito dalla guarigione di un cieco di nome Bartimeo (10:46-52). Proprio come questa intera sezione si è  aperta con il dare la vista a una persona cieca, così ora  finisce in un modo simile.  Il miracolo di apertura è stato unico perché si è verificato gradualmente. Qui, la sola altra cura della cecità  nel Vangelo è importante a causa della  persistente invocazione di Bartimeo a Gesù, nonostante sia rimproverato dagli spettatori. Si rivolge a Gesù come "Figlio di Davide", il titolo che è più vicino a quello preferito dell'evangelista "Figlio dell'Uomo", ed è l'unica persona guarita a seguire realmente Gesù (vs 52). La sua fede incrollabile in Gesù e la sua decisione di seguirlo è una adatta  conclusione a questa sezione sul discepolato.  Forse l'evangelista sta ricordando alla sua comunità ecclesiale che una fede perseverante in Gesù che mostra la via, anche di fronte al ridicolo e all’ opposizione, è la caratteristica  del discepolato autentico.

Il Vangelo procede immediatamente all’inizio della sofferenza di Gesù raffigurando il suo umile ingresso a Gerusalemme, cavalcando un puledro (11:1-11). I due capitoli che seguono mostrano Gesù in crescente conflitto con i capi del tempio. Gesù rovescia tavoli nel tempio (11:15-19) una scena racchiusa tra la maledizione e successiva morte di un albero di fico senza frutti, 11:12-14,20-25). L'autorità di Gesù viene messa in discussione ed egli risponde con indovinelli e con una parabola mirata sugli affittuari malvagi di una vigna, un'immagine familiare per Israele (11:27-12:12). Alcuni Farisei e Erodiani cercano di ingannare gli Gesù con una domanda insidiosa sul pagare il tributo a Cesare (12:13-17), e continuano i loro sforzi con altre domande sul matrimonio nell'aldilà e sul più grande comandamento, anche se quest’ultima  conversazione è notevolmente amichevole (12:18-34). Dopo aver pronunciato un avvertimento sugli scribi (12:38-40), questa sezione ambientata a Gerusalemme si conclude con una  vedova che dona i suoi interi risparmi ai poveri (12:41-44). Anche Gesù sta per dare tutto ciò che ha, compresa la stessa vita.

La sofferenza e la morte del Figlio dell'Uomo

Rimandando temporaneamente la nostra riflessione sul  capitolo 13, seguiamo la narrazione come si svolge fino alla sua inevitabile conclusione. Mentre una donna profeticamente unge Gesù in anticipo per la sua sepoltura (14:3-9), le autorità cercano di uccidere Gesù (14:1-2) cospirando con Giuda, uno dei Dodici (14:10-11). Fino dalla scena della confessione di Pietro, Gesù ha manifestato il tema principale di questo Vangelo -  la necessità della sofferenza del Figlio dell'Uomo. I compagni di Gesù sono stati costantemente incapaci di accettare una tale idea, o le sue implicazioni per il loro discepolato. Quando Gesù non mostra segni di resistere o di voler evitare la sua morte imminente, essi lo lasceranno completamente solo a sopportare il suo destino.

Durante la cena pasquale con i suoi discepoli, Gesù ancora una volta parla del suo ministero in termini di sofferenza. Egli sarà tradito da uno dei Dodici, da uno di quelli che ora condivide con lui la compagnia a tavola (14:18-20). "Come sta scritto di lui," il Figlio dell'Uomo va verso il suo destino (14:21), un destino che richiede la frattura del suo corpo e l'effusione del suo sangue prima che il regno di Dio possa arrivare pienamente (14:22-25). Quando i discepoli sono avvertiti che tutti loro lo abbandoneranno, Pietro afferma la sua propria lealtà, inducendo Gesù a predire i rinnegamenti di Pietro (14:27-30). Pietro e gli altri smentiscono con veemenza qualsiasi simile infedeltà , anche esprimendo la volontà di morire accanto a Gesù (14:31).

Sebbene Gesù sia stato rappresentato in tutta la seconda metà del Vangelo come rassegnato al suo destino, l'evangelista non vuole che i suoi lettori concludano che egli non sentiva alcuna apprensione al riguardo. Prendendo con sé ancora una volta i tre compagni speciali, Gesù dice a Pietro, Giacomo e Giovanni, che è disperatamente triste e chiede loro di vegliare (14:33-34). Poi,  cadendo a terra  egli prega il Padre che in qualche modo la sua prova possa essere evitata (14:35-36).  Quando scopre Pietro, Giacomo e Giovanni profondamente addormentati piuttosto che vigili, le sue parole sembrano applicarsi tanto per il suo stato d'animo angosciato quanto per loro: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole "(14:38). Per tre volte  ritorna ai suoi tre amici dalla sua preghiera solo per trovarli addormentati e incapaci di essere di qualsiasi aiuto (14:37-42). Arrivano per arrestarlo. Giuda, uno di quelli che erano stati più vicini a Gesù, che aveva ricevuto ammaestramenti  personali da lui, lo tradisce con un gesto di  intimo affetto (14:44-45). Gesù non si oppone alla cattura. L'evangelista è molto brusco sulla reazione dei suoi compagni : "Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono" (14:50). Uno di loro temendo di essere arrestato abbandona tutti i suoi vestiti e fugge nudo (14:51). Proprio come i primi discepoli avevano lasciato tutto per seguire Gesù (1:16-20; 2:14), così ora costui  lascia tutto per scappare via da lui.

Di fronte ai capi dei  sacerdoti e al sinedrio, a Gesù viene chiesto se egli è "il Cristo, il Figlio del Benedetto" (14:61). Questa è davvero la prima volta nel Vangelo in cui un essere umano ha chiamato Gesù Figlio di Dio, anche se in questo contesto, ovviamente, non significava  essere una dichiarazione di fede. L’evangelista proietta nella narrazione di ciò che, dopo tutto, era un’esperienza personale,  la rivendicazione di fede post-resurrezione  della Chiesa delle origini.  Gesù risponde affermativamente facendo riferimento alla venuta del Figlio dell'Uomo sulle nubi con potenza divina (14:62). Questo evento, si ricordi, è esattamente quello di cui la comunità ecclesiale di Marco sarebbe in attesa - il ritorno di Cristo nella gloria, per giustificare  i suoi seguaci. Tale desiderio sarebbe intensificato se la chiesa di Marco stesse facendo esperienza di persecuzione  o violenza. Nonostante la lettura che il loro Signore sia insultato, sputato addosso e colpito (14:65), i lettori sono esortati dall'evangelista a credere che le parole di Gesù  si dimostreranno esatte. Proprio mentre viene schernito nel profetizzare, un’altra delle predizioni di  Gesù sta per verificarsi.

 Secondo le parole di Gesù “le pecore saranno disperse" (14,27), ma Pietro è proprio fuori nel cortile, accusato di essere complice di Gesù . Le sue risposte a queste accuse sono degne di nota. Per prima cosa, egli dichiara: “Non so e non capisco che cosa dici” (14:68). Per l’evangelista sarebbe stato difficile trovare parole migliori per descrivere quel Pietro che ha presentato per tutto l’intero Vangelo!  Come seconda cosa , Pietro nega di essere “uno di loro" (14:69). E 'difficile non associare  questo passaggio con i discepoli successivi, forse membri della chiesa di Marco, perseguitati per essere “uno di loro." Come terza cosa ,Pietro maledice e giura la sua non-amicizia con Gesù (14:71). Torna di nuovo alla mente la situazione dei cristiani perseguitati  più tardi  nel primo secolo. Un modo per provare il loro rifiuto del movimento cristiano era per l'imputato di maledire Cristo. Se il poco chiaro testo greco intende mostrare il futuro grande apostolo come addirittura uno che  maledice Gesù , allora l’intento pastorale per la comunità perseguitata di Marco è evidente.

Nella prima metà del Vangelo abbiamo notato come lo scrittore abbia  accuratamente mostrato una grande varietà di gruppi che non comprendono Gesù. Allo stesso modo, durante la sua passione egli viene rifiutato da tutti. I discepoli l’hanno tradito, rinnegato e abbandonato ; i capi dei sacerdoti e il sinedrio lo hanno condannato ed insultato ; la folla preferisce Barabba a lui e richiede la  crocifissione di Gesù (15:6-14), i soldati Romani lo flagellano e lo tormentano come  un miserabile "Re dei Giudei" (15:15 -20), e mentre è sospeso in agonia sulla croce egli è schernito e deriso dai passanti (15:29), dai capi dei sacerdoti (15:31-32a), e da quelli crocifissi con lui (15:32 b). A differenza degli  altri Vangeli, non c'è una sola voce amichevole a parlare a favore di Gesù . Egli è completamente solo.
Il senso di abbandono totale è forte. "Dio mio, Dio mio , perché mi hai abbandonato ? "(15:34), Gesù grida, e, dopo un secondo grido , muore.

Subito  il velo del tempio viene squarciato (15:38).  Questo ha probabilmente un duplice significato per  l’evangelista. In primo luogo, sembra indicare l'ira divina contro il tempio che è destinato alla distruzione da parte dei Romani nell'anno 70 (13:2, “Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta”.  Ricordiamo che l'episodio della '"purificazione del tempio " da parte di Gesù era racchiuso dalla scena  di un albero di fico senza frutti maledetto da Gesù e poi  trovato seccato (11:12-14,20-25). In secondo luogo, la lacerazione del velo potrebbe essere vista come la rivelazione dell’accesso a Dio per i pagani Gentili. A questo proposito va rilevato che il Vangelo di Marco è l'unico in cui Gesù annuncia durante la purificazione del  tempio che la casa del Signore sarebbe stata  una casa di preghiera "per tutte le nazioni" (11:17). 

Infine, la distruzione del velo potrebbe anche collegarsi alla parabola che Gesù aveva detto nel tempio a proposito dei vignaioli malvagi, che, dopo aver ucciso il figlio prediletto del proprietario, proveranno la sua ira.  “Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri”(12:9). Questi "altri" chiaramente devono significare i Gentili, indicando che la chiesa di Marco è largamente costituita da Gentili.  Questa impressione è confermata dalla precedente presentazione dell'evangelista della disputa di Gesù con i Farisei sulla purità (7:1-23). Lo scrittore incidentalmente spiega  nel discorso le usanze  ebraiche  sulla purità in un modo distaccato e non completamente accurato - un segno che la comunità di Marco, e forse lo stesso evangelista, non è ebrea.  In una seconda affermazione  redazionale, l'autore dichiara che  “Così [Gesù] rendeva puri tutti gli alimenti." (7:19), un commento che assicura che i cristiani  Gentili  non devono preoccuparsi di osservare la legge ebraica. Essa potrebbe anche rivelare la convinzione che la legge è diventata non più valida  anche per gli Ebrei, un parere che non avrebbe resa simpatica la chiesa di Marco agli Ebrei del tempo.  Il velo del tempio strappato  al momento della morte di Gesù potrebbe, quindi, essere una affermazione dell’ opinione dell'evangelista sulla continuità del significato del giudaismo  per la sua  chiesa. (Si noti che Matteo avrà un parere molto diverso su questa questione).

La morte di Gesù ispira anche la più importante  esclamazione  di qualsiasi personaggio nel Vangelo. Il centurione Gentile, dopo aver osservato la morte di Gesù , è in grado di percepire che "Davvero quest'uomo era  Figlio di Dio! "(15:39). Queste erano le parole con cui l'evangelista aveva aperto il suo Vangelo.  Erano le parole pronunciate dalla voce celeste, da vari demoni , e  domandate con derisione a Gesù dal sommo sacerdote. Ma nessun essere umano è stato capace di pronunciare queste parole con vera convinzione e comprensione fino a testimoniare la morte del Figlio dell'Uomo. La dichiarazione del centurione è veramente il culmine del Vangelo di Marco. Anche  se testimone di autorevoli parole e opere, anche se ammaestrato in modo personale ,  nessuno può veramente comprendere Gesù senza sperimentare la sua passione.

La comunità sofferente di Marco

Questo messaggio sarebbe di particolare interesse per la comunità della chiesa di  Marco se essa fosse la vittima di qualche  forma di persecuzione o di difficoltà come molti studiosi credono. Si è già osservato come l'insegnamento di Gesù sul servizio sofferente del Figlio dell'Uomo era collegato all’ essere suo seguace. La sezione centrale sul discepolato (8:27-10:52) contiene vari riferimenti alla necessità per  i discepoli di Gesù di essere disposti a servire e a sopportare la sofferenza:

8:34-9:1      Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". Diceva loro: "In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza".
9:35           Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti".
9:43-47     Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna.
10:29-31    Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi".
10:38-39    Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati".
10:42-45    Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

Tutti questi passi possono essere facilmente visti  riferirsi alla situazione difficile  di una chiesa di Marco perseguitata  a un certo punto negli anni '60.   Sopportando un periodo di sofferenza, questi credenti anticipano ansiosamente il ritorno di Gesù nella gloria  per salvarli e giustificarli. Con l'essere disposti a "prendere la loro croce" in imitazione del loro Signore, essi possono essere sicuri di ricevere le sue benedizioni al suo ritorno. Se si dimostrano infedeli di fronte alla sofferenza, allora il Figlio dell'Uomo si vergognerà di loro. La chiesa di Marco è esortata a rimanere salda  perché Cristo apparirà durante la loro vita (13:30).

I riferimenti all’ amputazione di arti ed organi che favoriscono la peccaminosità (9:43 ss) potrebbero anche essere intesi  in un modo molto concreto da parte della comunità di Marco. Se sono stati torturati dai persecutori  avendo braccia e  piedi tagliati, o essendo accecati, questi versetti  sarebbero una tremenda  consolazione . Meglio soffrire tali perdite che  tradire il Signore. Anche quelli che hanno sopportato la perdita di familiari, amici, case o proprietà sono confortati. Anche se in mezzo alla persecuzione nell’ epoca presente, essi  godranno della vita eterna del tempo a venire.
Infine, ai discepoli  viene chiaramente detto che condivideranno nel battesimo e berranno  il calice di Gesù. Questi sono riferimenti comuni  alla passione di Gesù in tutti gli scritti del Nuovo Testamento.  Vi è solo da aspettarsi  un simile destino  se i seguaci  imitano il maestro che  dà  "la propria vita in riscatto per molti"(10:45).

Chiaramente, il capitolo 13 è destinato in modo specifico ai contemporanei dell'evangelista. Dopo aver indicato che  vi sarebbero stati  "guerre e rumori di guerre, terremoti e carestie" (13:7-8; tutti   verificatisi negli anni '50-'60), Gesù continua a descrivere ciò che deve realmente accadere nella chiesa di Marco :

"Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato"(13:9-13).

Se veramente questi versetti  raccontano la storia recente o corrente della comunità di Marco, allora  l’interesse centrale del  Vangelo sulla sofferenza e morte di Gesù  diventa molto comprensibile. Si notino le somiglianze con Gesù - anche lui è stato "consegnato" (15:1,15), egli è stato picchiato ed è rimasto  fermo davanti al governatore,  è stato rifiutato e abbandonato dalla famiglia, dagli amici e parenti. L'evangelista ha due messaggi particolari per la sua Chiesa in questo passo. Il ritardo temporaneo nel ritorno di Gesù deve avvenire in modo che la buona novella possa essere predicata a tutti i pagani (anche se egli  tornerà presto - 13:30). Ma soprattutto, coloro che rimangono fedeli e non soccombono al dolore con cui sono afflitti saranno salvati.

E così, è evidente che l'autore sacro è stato almeno in parte motivato a scrivere il suo Vangelo a causa della prova  traumatica che la sua comunità sta sopportando. Tutto il suo Vangelo è stato caratterizzato dalla sua intenzione di appoggiare la fermezza della sua chiesa, la resistenza, e la fede nel Signore crocifisso che li salverà.

E’ anche possibile che l'evangelista abbia  avuto l'intenzione aggiuntiva di correggere le opinioni riguardo a Gesù che egli trova pericolosamente errate. Vi possono essere delle persone nella sua comunità, o forse visitatori da altrove, che stanno perpetuando  l’ idea che sia la potenza miracolosa di Gesù ad essere di primaria importanza. Queste persone si soffermerebbero sui  miracoli  e le grandi opere di Gesù, considererebbero che l'esecuzione di simili  gesta sia  la prova del vero discepolato ,  potrebbero sostenere che sono stati i destinatari di rivelazioni segrete, personali  da parte di Gesù, ed incoraggerebbero  i cristiani a evitare la persecuzione. Da quello che può essere capito da varie fonti, questi celebratori della gloria di Gesù , o "cacciatori di gloria", tendevano  a scrivere e parlare solo del potere di Gesù, e scrivevano racconti  dei suoi miracoli. L'influenza del loro punto di vista può essere visto non solo nel Vangelo di Marco, ma anche in 2 Corinzi (dove Paolo afferma con forza che il segno del vero discepolato non è il potere, ma la sofferenza; vedi 2 Corinzi 11:1-31, per esempio), nel Vangelo di Luca (che è d'accordo col punto di vista), e nel Vangelo di Giovanni (che, come Marco, trova segni di una fede superficiale).

Il fatto che la prima metà del Vangelo presenta per lo più una  immagine di Gesù come  "uomo-miracolo"  non è certamente un caso. Lo scrittore usa forse la raccolta di miracoli propria dei suoi avversari  contro di loro. Pur non negando che Gesù ha guarito le persone, egli mostra costantemente che queste azioni non producono fede in Gesù come Figlio di Dio. La rappresentazione dei discepoli come  istruiti personalmente, tuttavia ancora ignoranti (e non in grado di esorcizzare), serve a eliminare ogni pretesa di  rivelazione personale che i “cacciatori di gloria”  potrebbero rivendicare.
Inoltre, nel suo discorso sulla fine dei tempi e sulla necessaria sofferenza preliminare nel capitolo 13, il  Gesù di Marco mette in guardia i suoi seguaci ad essere particolarmente vigili:

"Badate che nessuno v’inganni! Molti verranno nel mio nome, dicendo: 'Sono io', e trarranno molti in inganno ….Allora, se qualcuno vi dirà: 'Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là', voi non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti". (13:6,21-22).

Sembra che nei tempi disperati di sofferenza che la chiesa di Marco sta vivendo, e siccome i credenti con impazienza  e disperazione anelano la venuta del Salvatore, alcuni dei "cacciatori di gloria" stanno affermando che la potenza della risurrezione si è di nuovo manifestata nelle loro proprie miracolose abilità.

Lo scrittore del Vangelo di Marco respinge tali idee con la sua presentazione del ministero di Gesù e del  ruolo dei discepoli in esso. Pietro e gli altri discepoli non arrivarono alla vera fede in Gesù o come spettatori o condividendo il suo potere. Essi non lo capirono attraverso degli ammaestramenti personali da parte sua.  Essi furono  infedeli, e lo abbandonarono, lo rinnegarono, e forse perfino lo maledirono una volta che sorse il pericolo.

Né la vera fede si sviluppò a causa di testimonianze di miracolose  apparizioni di resurrezione. Il Vangelo originariamente terminava con questa scena:

Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: 'Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto' ". Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.
(Mc 16:5-8).

Ancora una volta, un evento spettacolare non provoca la fede in Gesù come Figlio di Dio. L'evangelista ha deliberatamente terminato il suo racconto, non con una manifestazione gloriosa del Cristo Risorto, ma semplicemente con una tomba vuota. La tomba vuota  pone i lettori  di Marco di fronte a una sfida. Sarà la loro fede poco profonda e superficiale, dipendente da segni mirabili, il tipo di fede promosso dai “cacciatori di gloria” ? Oppure la loro fede sarà come quella dei discepoli di Gesù, che alla fine divennero testimoni del Signore, fondando  comunità come quella di  Marco, solo perché avevano vissuto la disperazione e la colpa della sua passione per una realizzazione della vera gloria di Gesù ?

L'evangelista ha fornito potenti modelli di comportamento per i suoi lettori. Anche se nel mezzo di una persecuzione essi soccombono a minacce o  violenza e rinnegano la loro fede, come gli apostoli prima di loro, essi possono ancora essere resi partecipi alla gloria del Figlio che è stato crocifisso.

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Traduzione dall'originale in inglese di Maria Brutti

La scrittura dei vangeli 1 - Introduzione
La Sapienza Vivente di Dio: Il ritratto del Gesù di Matteo
Il Salvatore che guarisce e riconcilia: il ritratto di Gesù in Luca

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Philip A. Cunningham, Ph.D.

Professore e direttore dell’ Institute for Jewish-Catholic Relations della Saint Joseph's University di Philadelphia; membro del Council of Centers on Jewish-Christian Relations, del Christian Scholars Group on Christian-Jewish Relations, dell’International Council of Christians and Jews (secondo vice-presidente), della Catholic Biblical Association of America e webmaster di Dialogika, sito di risorse sulle relazioni ebraico-cristiane (http://www.ccjr.us/dialogika-resources)

Un sentito ringraziamento al professor Cunningham per aver messo a disposizione di Bibbiaparola.it il materiale tradotto in italiano.